Gli industriali incassano ma non si saziano mai. Più facile prendersi tutte le risorse disponibili con un governo tecnico

Dopo il pesante atto d’accusa del presidente della Confindustria Carlo Bonomi (nella foto) contro il governo, ieri viale Dell’Astronomia ha fatto suonare di nuovo le campane a morto con il suo Centro studi. “In assenza di adeguati interventi a sostegno della ripresa del sistema produttivo – scrive il CsC – nel giro di pochi mesi si rischia l’esplosione di una vera e propria emergenza sociale”.

Se domenica è toccato al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri farsi carico di difendere il lavoro dell’esecutivo ieri a reagire duramente sono stati Andrea Orlando e Graziano Delrio. “Questapolitica rischia di fare più danni del Covid”, ha detto Bonomi. “Ma davvero è accettabile che la politica (tutta) sia accostata a un virus da un rappresentante economico? – si chiede il vicesegretario del Pd – A parte la sensibilità di assumere come termine di paragone un fenomeno che ha provocato decine di migliaia di morti in Italia, è il segno di quanta strada abbia fatto l’antipolitica nel nostro Paese, o meglio, di quanta strada abbia fatto la politica che si traveste da antipolitica”.

Non meno tenero Delrio: “Vorrei che Bonomi parlasse ogni tanto del fatto che gli evasori fiscali sono un cancro per questo Paese”. Quelle del numero uno di Confindustria per Nicola Fratoianni sono “balle qualunquiste”. “Se la produttività è crollata – dice l’esponente di Leu – è perché la parte più ricca del Paese, imprenditori per primi, da anni non investono in innovazione e ricerca, preferiscono puntare sullo sfruttamento di chi lavora. E ora che hanno pure avuto alcuni miliardi di taglio Irap (che poteva essere evitato), incassano, non ringraziano, e non contenti criticano pure”.

L’impressione è che l’affondo di Bonomi sia un primo avvertimento per quella spallata al governo Conte cui molte forze politiche ed economiche lavorano. Obiettivo: un governo tecnico o di larga coalizione. In ballo c’è un bottino che fa gola a tanti. Come i 172 miliardi che potrebbero arrivare dal Recovery fund. Per decidere come usarli il premier ha parlato di un “piano strategico”, dagli investimenti al fisco alla giustizia. I primi segnali potrebbero arrivare col Piano nazionale delle riforme ma l’ossatura si vedrà con il Def, a settembre, e poi con la manovra, ha spiegato Gualtieri. Che come Giuseppe Conte rilancia la proposta di un grande patto con tutte le forze sociali, economiche e produttive. Quel patto che ha chiesto il governatore della Banca d’Italia e che sognano i sindacati. Ma a Bonomi, evidentemente, non basta.