L’obbligo del Green Pass ha generato un boom sospetto di certificati per malattia. Il Codacons chiede di indagare. Rubate dagli hacker le “chiavi” per generare i certificati europei

Il Codacons chiede alle procura di indagare. Rubate dagli hacker pure le chiavi per generare i Green Pass europei.

L’obbligo del Green Pass ha generato un boom sospetto di certificati per malattia. Il Codacons chiede di indagare. Rubate dagli hacker le “chiavi” per generare i certificati europei

Il Green Pass e le modalità di rilascio della certificazione anti-Covid ai lavoratori, sia pubblici che privati, per i quali vige l’obbligo dal 15 ottobre scorso, potrebbe essere già oggetto di indagini, dopo un esposto presentato a tutte le procure dal Codacons, riguardante il rilascio di un numero molto alto, e dunque sospetto, di certificati per malattia.

A tutto questo, inoltre, si aggiunge la notizia, anticipata oggi dall’Ansa, del furto di alcune “chiavi” digitali che consentono la generazione del Green Pass europeo. Le chiavi informatiche sarebbero state sottratte da hacker che avrebbero poi pubblicato e diffuso in rete programmi per creare falsi Green Pass. Il furto non sarebbe avvenuto in Italia, non risulterebbero infatti attacchi informatici alla Sogei, la società del Mef che fornisce i codici per generare i certificati verdi. L’attacco potrebbe dunque aver riguardato un omologo ente di un altro paese europeo. Al momento, viene comunque ribadito le chiavi che sono state sottratte sono state annullate e, di conseguenza, sono stati invalidati tutti i green pass generati con quei codici.

A presentare un esposto a 104 procure, nei giorni scorsi, era stato il Codacons (qui la nota) relativo alle anomalie registrate sui certificati per malattia presentati dai lavoratori del settore pubblico e privato a partire dallo scorso 15 ottobre, data in cui sono entrate in vigore le nuove disposizioni in tema di Green Pass sul lavoro.

I dati forniti dall’Inps, infatti, registrano in tutta Italia un abnorme incremento dei certificati prodotti dai lavoratori, che nel primo giorno dell’entrata in vigore del Green Pass, per l’appunto il 15 ottobre scorso (leggi l’articolo), hanno raggiunto quota 93.322 contro i 76.836 del precedente venerdì con una crescita del +21,4%. Lunedì 18 ottobre i certificati per malattia sono arrivati a 152.780, con un incremento del 14,6% rispetto alla settimana precedente.

“Un boom del ricorso alla malattia da parte dei lavoratori – scrive il Codacons – che, a differenza di quanto sostenuto da alcune federazioni di medici, non può essere in alcun modo giustificato da fattori stagionali e dall’abbassamento delle temperature, in quanto la crescita dei certificati si è registrata in pochissimi giorni e proprio in concomitanza con l’avvio delle disposizioni relative al Green pass sul lavoro”.

“Il sospetto – aggiunge ancora il Codacons nell’esposto – è che molti lavoratori, non disponendo di Green pass e non volendo ricorrere al tampone, avrebbero scelto di mettersi in malattia allo scopo di non recarsi al lavoro e non subire le sanzioni previste per i dipendenti pubblici e privati privi di certificazione sanitaria. Si ricorda infatti che senza Green pass il lavoratore è considerato assente ingiustificato e viene sospeso dal lavoro, e che la sospensione prevedrebbe anche lo stop ai contributi assistenziali e previdenziali, con effetti su TFR, assegni familiari e altre erogazioni previste. L’assenza per malattia, al contrario, non avrebbe alcuna ricaduta sullo stipendio e tutto il resto”.

“Il codice penale punisce il falso ideologico del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio realizzato in un atto pubblico – conclude il Codacons -, ma sanziona anche il privato che realizza la falsità in atto pubblico. Per tali motivi si chiede di procedere al sequestro di tutte le certificazioni rilasciate in cui si attesta la malattia dei dipendenti pubblici e privati per risalire ai medici che le hanno firmate, verificando la rispondenza all’effettivo stato di malattia degli stessi e, in caso di illeciti, agire anche nei confronti dei medici autori delle certificazioni alla luce dell’art. 479 del codice penale”.