Guerra al Green Pass. I veri sconfitti sono i sindacati. Prima l’Ok al certificato obbligatorio. E poi la pretesa dei tamponi gratis

Oggi i sindacati rispondono con la piazza simbolica di San Giovanni a Roma all’esecrabile assalto squadrista alla sede della Cgil.

Guerra al Green Pass. I veri sconfitti sono i sindacati. Prima l’Ok al certificato obbligatorio. E poi la pretesa dei tamponi gratis

Oggi i sindacati rispondono con la piazza simbolica di San Giovanni a Roma all’esecrabile assalto squadrista alla sede della Cgil dello scorso sabato (leggi l’articolo). Un attacco in pieno stile fascista, come ha fatto notare lo stesso segretario nazionale Maurizio Landini ma… ci sono dei ma. E riguardano, tanto per cominciare, la posizione del più grande sindacato italiano sulla questione del Green Pass.

CAUSE PERSE. Paradossalmente utilizzata come pretesto per motivare l’assalto alla sede nazionale della Cgil, accusata dagli estremisti di “non avere difeso adeguatamente i lavoratori”. Un paradosso che la stessa Cgil ha contribuito ad alimentare con l’intesa raggiunta, insieme agli altri sindacati, con Governo e Confindustria sull’obbligo di Green Pass, salvo poi tornare sui suoi passi (“non si può pagare per lavorare”) a proposito dei tamponi a carico dei lavoratori non vaccinati. E questo è solo l’ultima tappa di un percorso che parte da lontano e che ha visto negli anni i sindacati combattere e subire sconfitte di retroguardia imbarazzanti.

A partire dalla famigerata Riforma delle pensioni targata Monti-Fornero, per arrivare all’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori di Gino Giugni, con il Jobs Act di Matteo Renzi, per giungere all’inusitate posizioni contro il salario minimo, misura di civiltà sindacale oltre che umana vigente già all’estero. Insomma la triplice è più di un decennio che è in prima fila a combattere battaglie inattuali che anzi nuocciono proprio a quei lavoratori che dovrebbero difendere. E c’è da pensare che ormai il loro ruolo sia ridotto a preservare se stessi da un clamoroso calo di iscritti.

Se questo è il compito dei sindacati vuol dire che, sebbene sulla carta abbiano un importante ruolo riconosciuto anche dalla Costituzione che fonda la nostra Repubblica, qualcosa non va. La Cgil e i sindacati in genere, sono diventati dei simulacri di se stessi che ritengono di essere assurti alla dimensione del “sacro” e dell’“incontestabile a priori”. I sindacati non possono vivere solo nel passato in una sorta di album di ricordi di quello che fu. La società è dinamica, va avanti, si proietta nel futuro, ha bisogno di immaginare nuove architetture per il lavoro e non può rimanere ancorata pervicacemente ad una visione dello scorso secolo, ad una rendita di posizione.

VECCHIO CORSO. I sindacati possono avere e devono avere – lo dice la Costituzione – un ruolo fondamentale nel sistema democratico, ma ci si aspetta da loro un atteggiamento chiaro e non ondivago, soprattutto su tematiche fondamentali. C’è qualcosa che non torna nell’algebra della razionalità. Occorre tornare non solo ad un Paese normale, ma anche a dei sindacati normali che siano coerenti con se stessi e che aiutino la società a progredire e non l’àncorino al passato.