La guerra dei dazi presenta il conto. La BCE vede nero e lancia l’allarme: “Le prospettive di espansione dell’area euro si sono deteriorate”

La guerra dei dazi presenta il conto. La BCE vede nero e lancia l'allarme: "Le prospettive di espansione dell'area euro si sono deteriorate"

La guerra dei dazi presenta il conto. La BCE vede nero e lancia l’allarme: “Le prospettive di espansione dell’area euro si sono deteriorate”

La guerra dei dazi globale lanciata dal presidente americano Donald Trump presenta il conto. A lanciare l’allarme è la Banca Centrale Europea (BCE), secondo cui l’economia dell’area dell’euro “ha acquisito una certa capacità di tenuta agli shock mondiali, ma le prospettive di espansione si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali”.

Come si legge nell’ultimo Bollettino Economico della BCE di aprile, pubblicato in occasione della decisione del Consiglio direttivo di ridurre di 25 punti base i tassi, “i rischi al ribasso per la crescita economica sono aumentati” a causa del “considerevole acuirsi delle tensioni commerciali su scala mondiale e delle incertezze associate”, che “probabilmente indeboliranno la crescita dell’area dell’euro, frenando le esportazioni» e determinando una probabile “compressione degli investimenti e dei consumi”.

Le prospettive economiche, spiega la BCE, “sono offuscate da eccezionale incertezza. Gli esportatori dell’area dell’euro si trovano ad affrontare nuove barriere agli scambi, la cui portata resta tuttavia poco chiara. Le turbative nel commercio internazionale, le tensioni nei mercati finanziari e l’incertezza geopolitica gravano sugli investimenti delle imprese. Anche i consumatori, divenendo più cauti riguardo al futuro, potrebbero contenere la spesa”.

La guerra dei dazi presenta il conto. La BCE vede nero e lancia l’allarme: “Le prospettive di espansione dell’area euro si sono deteriorate”

L’aumento delle turbative nel commercio internazionale, sottolinea la BCE, intensifica quindi “l’incertezza sulle prospettive di inflazione nell’area dell’euro”. Il calo delle quotazioni internazionali dell’energia e l’apprezzamento dell’euro, infatti, potrebbero esercitare ulteriori pressioni al ribasso sull’inflazione, e tale effetto “potrebbe essere rafforzato dalla minore domanda di esportazioni dell’area dell’euro a seguito dei dazi più elevati e da un reindirizzamento verso l’area di esportazioni provenienti da Paesi con eccesso di capacità produttiva. Reazioni avverse dei mercati finanziari alle tensioni commerciali potrebbero gravare sulla domanda interna e, pertanto, ridurre anche l’inflazione”.

Per contro, spiega la BCE, “la frammentazione delle catene di approvvigionamento mondiali potrebbe determinare un’ascesa dell’inflazione, spingendo al rialzo i prezzi all’importazione. Anche un incremento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe far aumentare l’inflazione nel medio termine. I fenomeni meteorologici estremi e, più in generale, il dispiegarsi della crisi climatica potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari oltre le aspettative”.

“Al tempo stesso – evidenzia la BCE nel bollettino –, l’economia dell’area dell’euro ha acquisito una certa capacità di tenuta a fronte degli shock mondiali ed è probabile che sia cresciuta nel primo trimestre del 2025, con il settore manifatturiero che ha mostrato segnali di stabilizzazione”. “La disoccupazione è scesa al 6,1% a febbraio, il livello più basso dall’introduzione dell’euro”. “Il vigore del mercato del lavoro, i maggiori redditi reali e l’impatto della politica monetaria dovrebbero sostenere la spesa. È possibile – conclude – attendersi che le importanti iniziative politiche adottate a livello nazionale e dell’UE al fine di incrementare la spesa per la difesa e gli investimenti in infrastrutture rafforzino il settore manifatturiero, come emerso inoltre dalle recenti indagini”, conclude la BCE.