Passano gli anni, ma non accenna a fermarsi il rimpallo di responsabilità per il mancato cessate il fuoco tra Ucraina e Russia. A rilanciare questo stucchevole duello dialettico sulla guerra in Ucraina è il Cremlino, con il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov che – commentando la richiesta di Volodymyr Zelensky sulla necessità di una lunga tregua per giungere a una conclusione definitiva del conflitto – ha dichiarato che “una soluzione di lungo termine a questo problema non può basarsi soltanto su un cessate il fuoco o sulla sospensione delle ostilità lungo la linea di contatto”, poiché “è innanzitutto necessario eliminare le minacce alla sicurezza della Russia sorte a seguito dell’espansione a est della Nato e dei tentativi di includere l’Ucraina nell’Alleanza Atlantica”.
Guerra in Ucraina, Lavrov chiude alla tregua: “No al cessate il fuoco finché Kiev non accetta di costruire una zona cuscinetto”. Ma gli Usa lo smentiscono: “Lo hanno già proposto”
Parole cui hanno fatto eco quelle del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, secondo cui “da Kiev non abbiamo sentito nessuna iniziativa per formare una zona demilitarizzata”, che, a suo dire, rappresenterebbe un prerequisito per porre fine alle ostilità.
Peccato, però, che le dichiarazioni di Mosca siano state smentite dall’inviato speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina, Keith Kellogg, il quale, alla rete Fox News, ha rivelato che “l’Ucraina ha proposto la creazione di una zona demilitarizzata controllata congiuntamente da Kiev e Mosca”, della lunghezza di “30 chilometri”.