Hamas attacca Gerusalemme: il conflitto esce dai confini di Gaza

Sei feriti in un attentato dei miliziani di Hamas a Gerusalemme, ora il conflitto esce anche dai confini di Gaza.

Hamas attacca Gerusalemme: il conflitto esce dai confini di Gaza

C’era da aspettarselo che davanti all’offensiva di terra nella Striscia di Gaza, i fondamentalisti palestinesi non avrebbero alzato bandiera bianca ma, di giorno in giorno, avrebbero alzato il tiro. Proprio quello che sta succedendo a Gerusalemme dove ieri tre miliziani di Hamas hanno attaccato un checkpoint nel sud della città con i fucili spianati, ferendo sei persone di cui una sarebbe in pericolo di vita, prima di rimanere uccisi dalle forze di sicurezza israeliane. A rivelare l’identità dei terroristi è stato lo Shin Bet, il servizio di intelligence di Tel Aviv, che ha identificato due aggressori su tre, entrambi risultati affiliati ad Hamas e originari di Hebron in Cisgiordania.

Hamas attacca Gerusalemme: la guerra esce dai confini di Gaza

Si tratta del 26enne Abed el Khader Kawasme, figlio di Abdallah Kawasma ossia il leader dell’ala militare di Hamas nella città che è stato ucciso nel 2003, e di Hassan Mamun Qafisha, il cui zio era un membro di Hamas deportato in Turchia nel 2011. Sull’auto usata dagli “aggressori sono state trovate asce e molte munizioni” ha spiegato il comandante della polizia distrettuale di Gerusalemme, Doron Turgeman, che si è detto certo che “stavano progettando un’operazione più significativa” nella città santa, “ma li abbiamo eliminati prima che potessero farlo”.

Proprio la Cisgiordania, dove continuano i raid dell’aviazione israeliana sui campi profughi, in queste ore si sta imponendo come il vero fronte caldo di Israele tanto che l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, si è detto “profondamente preoccupato per l’intensificazione della violenza e della grave discriminazione contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata, come anche a Gerusalemme Est” rivelando che “a mio avviso, questo crea una situazione potenzialmente esplosiva, e voglio essere chiaro: siamo ben oltre il livello di prima allerta. Sto suonando il campanello d’allarme più forte possibile sulla Cisgiordania occupata”.

Insomma il timore è che i palestinesi dell’area potrebbero rivoltarsi o, peggio, compiere ulteriori attacchi in territorio israeliano. Proprio sulla base della situazione in Cisgiordania, le Nazioni Unite sono entrate nuovamente in rotta di collisione con Israele. È successo davanti alla richiesta dell’Onu di condurre “un’indagine internazionale su possibili crimini di guerra”. Proposta contro cui si è fermamente opposto il premier Benjamin Netanyahu che di tutta risposta ha negato l’ingresso in Israele dell’ Alto commissario Onu per i diritti umani Turk. Purtroppo si continua a segnalare il sostanziale stallo nelle trattative per la liberazione degli ostaggi.

Trattative in stand by

Dopo che mercoledì mattina l’accordo sembrava a un passo e sarebbe stato sostanzialmente congelato per via delle ritrosie del premier Benjamin Netanyahu che ha deciso di prendere tempo, ieri è stata un’altra giornata di intense – quanto apparentemente poco fortunate – trattative. Al momento l’unica certezza è che il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al-Sisi, si starebbe muovendo in prima persona tanto che l’emittente egiziana al Qahera News ha fatto sapere che sono in corso “intensi movimenti e comunicazioni egiziane per rilasciare gli ostaggi nella Striscia di Gaza” e che questi starebbero coinvolgendo “tutte le parti interessate per concludere rapidamente un accordo”.

Ma al momento le negoziazioni starebbero procedendo in modo estremamente lento tanto che diverse fonti sostengono che difficilmente la situazione potrà sbloccarsi prima di due o tre giorni. Partita per la liberazione dei prigionieri che procede secondo un doppio binario perché oltre alla via diplomatica, Tel Aviv sta spingendo con forza anche su quella militare. E in queste ore il portavoce dell’esercito israeliano, Jonathan Conricus, parlando con la Bbc ha affermato che anche ieri sono continuate le operazioni all’interno dell’ospedale di Al-Shifa dove si supponeva che Hamas tenesse nascosti alcuni ostaggi. Proprio nella struttura, secondo la Bbc, la situazione sarebbe drammatica perché un testimone oculare, il giornalista Khader, ha riferito che “i soldati (israeliani, ndr) sono ovunque, sparano in tutte le direzioni” e avrebbero “distrutto la parte meridionale del muro dell’edificio e decine di automobili”. Ennesimo blitz ad Al Shifa che ha provocato profonda irritazione negli Stati Uniti di Joe Biden ma che l’esercito di Tel Aviv ha giustificato con la necessità di sequestrare alcuni computer contenenti “foto degli ostaggi” che “potrebbero far luce su dove vengono nascosti”.