I Cinque Stelle se la giocano fino in fondo solo a Roma. Ecco perché la Raggi può fare l’impresa. Pd e centrodestra sono avvisati

A Roma l’affermazione della 5Stelle Raggi, al ballottaggio con il Pd Giachetti. A Milano e Torino il Pd tiene la prima posizione ma con difficoltà

Con lo spoglio delle preferenze nei consigli comunali e municipali, a Roma sempre troppo lento, si è definito meglio il quadro delle amministrative. Confermate le grandi indicazioni: a Roma l’affermazione della Cinque Stelle Virginia Raggi, al ballottaggio con il Pd Roberto Giachetti. A Milano e Torino il partito del premier tiene la prima posizione, ma con grande difficoltà, soprattutto nel caso di Giuseppe Sala, che stacca di appena un punto Stefano Parisi sostenuto da Forza Italia e Lega. A Torino, dove si puntava addirittura a un successo al primo turno del sindaco uscente Piero Fassino, la Cinque Stelle Chiara Appendino si afferma anche per il tracollo del Centrodestra, che si presentava diviso esattamente come a Roma. Non ce la fa al primo giro neppure Luigi de Magistris, comunque abbondantemente primo, mentre l’unico sindaco uscente a risparmiarsi il ballottaggio è Massimo Zedda, che conferma il Centrosinistra a Cagliari. Delusione persino nella rossa Emilia Romagna, con l’uscente Virginio Merola (Centrosinistra) che dovrà vedersela tra due domeniche con Lucia Borgonzoni, in questo caso sostenuta da Lega, FI e FdI insieme.

LEZIONI PER TUTTI – Un quadro non proprio esaltante per il Governo, anche se nel complesso il Pd ha strappato un migliaio di Comuni sui 1.342 (molti anche medio grandi) nei quali si è votato. Molte le considerazioni politiche emerse dalle urne. La prima è che il referendum costituzionale rischia di essere tutt’altro che un plebiscito per il premier. C’è poi l’impennata dei Cinque Stelle, che però non è omogenea e a parte Roma e Torino risulta persino deludente. Oggi è la sola Raggi a poter strappare l’elezione (più complesso il caso di Torino), anche se un successo a Roma sarebbe un fatto storico. Infine il crollo del Centrodestra. Nelle grandi città dove Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia si sono presentati uniti, è stato retto il colpo, con Milano caso esemplare. Ma le ferite aperte a Roma prima ancora che a Torino non sono episodi locali e si trascineranno fatalmente in una resa dei conti tra gli ex alleati. La convinzione che, a Roma in particolare, il Cavaliere abbia diviso lo schieramento per are un favore a Renzi resta come una macchia indelebile sul proseguimento di qualunque altro discorso. Forza Italia inoltre è scesa a livelli microscopici, a partire da Roma,dove la lista per il Campidoglio si è fermata al 4,23%, ma probabilmente ha fatto perdere molti voti al civico Alfio Marchini sul quale era tardivamente ripiegata, mollando Guido Bertolaso. E numeri altrettanto minuscoli si sono registrati a Torino (4,65%). Un effetto negativo paragonabile a quello di Verdini in Campania, dove il leader dell’Ala sosteneva (si fa per dire) Valeria Valente.