I disabili protestano a Milano. E gli assessori scappano al Salone del Mobile

Mentre migliaia di famiglie protestavano per i tagli ai fondi dei disabili, i vertici del Pirellone erano impegnati al Salone. E non li hanno incontrati.

I disabili protestano a Milano. E gli assessori scappano al Salone del Mobile

Di fronte alla protesta di oltre 200 associazioni dei disabili contro i tagli dei fondi per l’assistenza, ieri il centrodestra ha scelto di marcare visita. Piuttosto che confrontarsi con chi reclama il “diritto di esistere”, che era lo slogan dell’iniziativa, e pur di non dare spiegazioni in aula alle opposizioni, i vertici di Regione Lombardia hanno preferito rinviare al pomeriggio la seduta del Consiglio regionale e recarsi in massa al Salone del Mobile.

Oltre 200 associazioni in piazza contro i tagli dei fondi destinati ai disabili. Di Marco (M5S) attacca Lucchini: “Cambi mestiere”

L’eco della protesta, però, non può non averli raggiunti, visto che in piazza Duca D’Aosta, davanti al Pirellone, sono state più di un migliaio le persone che hanno partecipato alla manifestazione indetta da Ledha e Fand, alla quale hanno aderito circa 200 associazioni. L’iniziativa ha ricevuto in queste settimane anche il sostegno di Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), di Anteas, associazione Luca Coscioni, Auser Lombardia, Cbm Italia, Cgil Lombardia, Cisl Lombardia, Cisl pensionati Lombardia, Forum Terzo Settore Lombardia, Sindacato medici italiani Lombardia, Spi-Cgil, Uil Lombardia, Uil pensionati Lombardia.

Niente incontro con Romani, “Il Presidente Fermi è alla Fiera…”

“Un grande risultato”, il commento di Alessandro Manfredi, presidente di Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità). “La risposta che abbiamo avuto dalla Regione Lombardia? È stata che avevamo chiesto un incontro al presidente del Consiglio regionale (Federico Romani, ndr) questa mattina e non ci è stato concesso, con la giustificazione che non era in sede. Registriamo una mancanza di sensibilità assoluta da parte dell’organo politico principale della Regione”.

La protesta delle persone con disabilità, che va avanti dall’inizio dell’anno, è scaturita in risposta alla famigerata delibera della giunta regionale di fine dicembre che prevede riduzioni del contributo mensile per l’assistenza a partire da giugno di quest’anno per le misure B1 e B2 per la disabilità grave e gravissima. L’unica modifica introdotta dalla giunta l’altro ieri è stato lo slittamento del termine a fine luglio.

“Chiediamo al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e a tutti i consiglieri regionali di stanziare i 10 milioni di euro necessari per cancellare definitivamente i tagli e garantire, per quest’anno, a tutte le persone con disabilità – senza alcuna lista di attesa – di poter ricevere un sostegno adeguato per l’assistenza offerta dai loro caregiver familiari”, è la prima rivendicazione. “Se non ci saranno dei risultati accettabili, sia da parte della Regione Lombardia che da parte del Governo, la nostra protesta non finisce qua”, ha detto ancora Manfredi. La richiesta è quella di un intervento tempestivo su un doppio livello, regionale (per cancellare ogni riduzione alle misure B1 e B2 per la disabilità grave e gravissima) e nazionale.

Non si trovano 10 milioni per i disabili

Duro l’intervento del capogruppo 5 stelle in consiglio regionale Nicola Di Marco: “L’Assessore Lucchini in questi mesi non è stata in grado di trovare dieci milioni di euro per le famiglie delle persone con disabilità, mentre la Giunta decideva di spenderne altrettanti per la propria propaganda sui social. Se non si è in grado di trovare più fondi per la disabilità, allora è il caso di cambiare mestiere”.

Davide Casati, capogruppo Pd in commissione IX Sostenibilità sociale, intervenendo al presidio, ha sostenuto che “Regione Lombardia dovrebbe scusarsi perché non si è dimostrata attenta ai vostri bisogni e vicina alla vostra famiglie. Non vorrei essere qui oggi, perché è vergognoso essere costretti a protestare per qualcosa che è dovuto. È come se un genitore con uno stipendio mensile di 1.500 euro non trovasse 45 centesimi per la priorità assoluta della sua famiglia”. In effetti quei 10 milioni sono lo 0,03% del bilancio regionale. Non proprio un’enormità…