I marò prigionieri da due anni

di Angelo Perfetti

Il ministro Bonino finalmente ha parlato dei marò. Ma forse era meglio se non lo faceva. Dopo due anni di prese di posizioni inconcludenti del governo italiano, dopo nove viaggi dell’inviato De Mistura, dopo imbarazzanti silenzi intervallati con frasi tipo “A Natale li riavremo da noi”, “Ci sarà un processo rapido ed equo” e altre dichiarazioni simili che si sono immancabilmente scontrate con l’indisponibilità indiana a fare un passo indietro sul caso dei fucilieri di marina accusati di aver ucciso due pescatori (processo per il quale, almeno fino al 3 febbraio, pende ancora la richiesta di procedere con il Sua Act, la legge speciale sulla navigazione che prevede la pena di morte per un omicidio commesso in mare), il nostro ministro torna a parlare, ma non dei soldati. Parla di politica, di quella politica che varò la legge La Russa, un decreto – dice la Bonino – “che prevedeva inopinatamente militari su navi civili senza stabilire bene le linee di comando”. Insomma la colpa è degli altri se ci troviamo come ci troviamo. E la scelta di tenere i toni bassi – da lei fortemente voluta – vale solo nei confronti degli indiani che tengono prigionieri i nostri marò da due anni; qui da noi invece si può fare tranquillamente polemica, anche in assenza di una definizione del problema.

La reazione
Inutile dire che contro il ministro si sono levati gli strali di Fratelli d’Italia, partito in cui ora milita l’ex ministro La Russa: “Abbiamo colpito nel segno – ha detto Guido Crosetto, Coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia -. Il ministro della resa e della vergogna Emma Bonino, incapace di elaborare una strategia per riportare in Italia i due marò o peggio, indifferente alla loro sorte perché in tutt’altre faccende affaccendata, cerca una ridicola difesa della sua inettitudine tornando sulle origini del decreto che autorizza le Forze armate ad imbarcare soldati sui mercantili italiani per difenderli da atti di pirateria. La Bonino- ha aggiunto Crosetto- nell’ansia di allontanare le sue tristi responsabilità sulla attuale sorte dei due fucilieri, non dice una parola su chi li rimandò nelle fauci del sistema indiano che prevede la pena di morte e soprattutto fa finta di ignorare che il decreto legge in questione fu a lungo bloccato dalle perplessità dell’allora ministro La Russa e sulla scorta di un disegno di legge bipartisan fu poi presentato dal governo e convertito in legge dal Parlamento da tutte le forze politiche a maggioranza quasi assoluta contro il parere del ministro La Russa”.

Le parole dei marò
Fin qui la politica, che non riesce ad uscire dal gioco delle polemiche tra schieramenti. Ma loro, i nostri soldati, che dicono? Ce lo raccontano i parlamentari che ieri mattina sono atterrati a Nuova Delhi. “Ci aspettavamo da tanto una vostra iniziativa unitaria. Non immaginate quanto sia importante per noi questa missone”. I due fucilieri – ha detto Nicola Latorre, senatore del Partito Democratico e presidente della commissione Difesa – ci hanno ringraziato e hanno compreso il carattere unitario e istituzionale del nostro viaggio in India. Come abbiamo tutti quanti ripetuto anche all’ambasciatore americano in India e agli ambasciatori europei, il rientro dei fucilieri deve diventare sempre di più un caso internazionale”.

Il richiamo al Colle
Per Mariastella Gelmini, vice capogruppo vicario di Fi-PdL “Grazie alla delegazione parlamentare giunta in India i due marò hanno potuto percepire la vicinanza dello Stato italiano. Una vicinanza affettiva ma ancora priva della operatività necessaria se il governo non si da’ una strategia chiara sul piano internazionale. Aver trovato ascolto e attenzione da parte dell’ambasciatore americano a New Delhi è un primo passo, non ancora risolutivo. Il governo brancola nel buio non avendo ancora intrapreso un’azione diplomatica convinta e convincente. Forza Italia rinnova al ministro degli Esteri la richiesta di tornare in Aula per riferire sulle eventuali iniziative intraprese in sede Onu e a livello comunitario”. Gasparri chiosa: “Chiederemo che anche il nostro Capo dello Stato si impegni per dare più forza all’azione italiana”.