I nostri giornali, armi di distrazione di massa. Mai quanto adesso i media riescono a portare i lettori dove vogliono

L'editoriale di Paolo Di Mizio

La Stampa di Torino del 10 marzo ha pubblicato un servizio intitolato: “Tra i rom in attesa del reddito dei 5 Stelle. «Li abbiamo votati per avere un aiuto»”. Credete che sia un articolo casuale, scritto con l’intento di far luce su un aspetto del Reddito? No. Se La Stampa avesse voluto approfondire sul campo, avrebbe avuto un vasto ventaglio di opzioni significative: per esempio avrebbe potuto mandare un giornalista in una periferia povera di Milano oppure in un paese del Sud dove quasi tutti sono emigrati e chi è rimasto è disoccupato.

Invece La Stampa è andata in un campo di zingari, i quali, presume l’articolo, hanno votato per il M5S. Il messaggio subliminale è evidente, pieno anche di razzismo, e si decodifica così: vedete, il Reddito voluto dai 5 Stelle finisce nelle mani di gente che vive di furti, di borseggio. Dunque, la prossima volta pensateci bene prima di votare per il M5S, perché vi trovereste in compagnia di questa gente brutta sporca e cattiva alla quale finiranno i soldi delle vostre tasse.

È un perfetto esempio di giornalismo subdolo, inquinato. Al confronto, i titoli di Libero sui fannulloni che non chiedono il Reddito per non rischiare che venga loro offerto un lavoro, sono acqua fresca, roba folkloristica, semiseria, in fondo comica. Lo stile de La Stampa invece è un’arma letale: è un pugnale nella tasca di un doppiopetto, è una dose di arsenico in una siringa che dovrebbe contenere l’antidoto.

Il punto è che certa stampa – in genere definita “la grande stampa” – confeziona gli strumenti per il condizionamento mentale dell’opinione pubblica, non importa che si tratti di Reddito o tensioni in Medio Oriente, di crisi dell’euro o golpe bianco in Venezuela. L’opinione pubblica viene preventivamente preparata con la manipolazione della realtà e la diffusione di messaggi subliminali.

Identica cosa avviene per esempio quando lo stesso giornale torinese, diretto da quel Maurizio Molinari che ha studiato all’Università ebraica di Gerusalemme, pubblica i suoi ponderosi articoli di fondo per affermare che gli Stati Uniti hanno necessità di difendersi dall’Iran. Figuriamoci: la superpotenza nucleare, dotata di migliaia di testate atomiche, che si sente minacciata da un Paese infinitamente più povero, privo di arma nucleare, privo di missili intercontinentali e situato a 10 mila km di distanza, da dove non potrebbe in alcun modo colpire l’America.

La verità naturalmente è che La Stampa sostiene la posizione guerrafondaia di Israele. E si sa che Israele cerca di spingere gli Stati Uniti verso una guerra all’Iran utile solo ai fini dello Stato ebraico che vuole eliminare l’unica potenza ostile rimasta in Medio Oriente dopo la devastazione di Iraq, Libia e Siria.

Ecco, questo è il vento che porta guerre e ingiustizie nella Storia. Questo è il veleno instillato per ordine di poteri forti che non mostrano mai il viso ma si nascondono sotto una maschera fintamente rispettabile per raccontare una realtà che è solo un illusorio racconto di cartapesta ovvero, per dirla con Shakespeare, “un racconto raccontato da un idiota, pieno di suono e di furia, che non significa nulla.” (Macbeth, Atto V).