I parenti degli ostaggi israeliani fanno irruzione nella Knesset

I familiari degli ostaggi israeliani, tenuti prigionieri da Hamas a Gaza, hanno fatto irruzione interrotto una riunione della commissione finanziaria presso la Knesset.

I parenti degli ostaggi israeliani fanno irruzione nella Knesset

I familiari degli ostaggi israeliani, tenuti prigionieri da Hamas a Gaza dal 7 ottobre, hanno fatto irruzione e interrotto una riunione della commissione finanziaria presso la Knesset a Gerusalemme. I manifestanti, che si erano riuniti oggi davanti al parlamento israeliano per chiedere nuove elezioni e il rilascio degli ostaggi, in precedenza avevano bloccato l’ingresso della Knesset, facendo scattare l’intervento della polizia. Il Times of Israel ha pubblicato foto che mostrano gli agenti trascinare via per le mani e per i piedi i dimostranti.

I familiari degli ostaggi israeliani, tenuti prigionieri da Hamas a Gaza, hanno fatto irruzione interrotto una riunione della commissione finanziaria presso la Knesset

Il quotidiano ha anche raccolto alcune voci tra i dimostranti. Mor Shamgar, che guida i cori contro il premier Benjamin Netanyahu e il governo, ha raccontato di aver votato per il Likud finché Netanyahu non ha preso la guida del partito: “Ho smesso nel 1999 quando ho capito chi è Netanyahu. È preoccupato solo di se stesso. Se Yair Netanyahu (figlio maggiore del premier, ndr) andasse ad aiutare a ripulire Be’eri, o se Avner Netanyahu (figlio minore) andasse a Kfar Aza per aiutare a raccogliere frutta e verdura, allora saprei che il nostro primo ministro tiene fede alle proprie parole”.

“Traditori che hanno rinunciato agli ostaggi”

Secondo i manifestanti i partiti della coalizione al potere sono “traditori che hanno rinunciato agli ostaggi” detenuti dal gruppo palestinese Hamas nella Striscia di Gaza. Alla manifestazione ha partecipato anche la presidente uscente del partito laburista, Merav Michaeli, secondo cui “il ritorno degli ostaggi non è una questione, è l’obbligo numero uno di questo governo”. “Gli ostaggi sono stati abbandonati e rapiti sotto la sua guida, quindi deve fare di tutto per riportarli a casa”, ha aggiunto Michaeli.

Domenica sera un gruppo di famiglie di ostaggi e di manifestanti ha anche bloccato il traffico davanti alla residenza privata del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in Azza Street a Gerusalemme, montando delle tende per chiedere al governo di raggiungere un accordo per garantire il ritorno degli ostaggi rimasti prigionieri di Hamas. Organizzata dal Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi, la manifestazione si è mossa su una linea sottile, ritenendo l’attuale governo responsabile per la vita degli ostaggi ma evitando al contempo di condannare apertamente l’attuale leadership israeliana. Durante i discorsi dei familiari degli ostaggi, gli organizzatori hanno dovuto mettere a tacere alcuni manifestanti che sono esplosi in cori di “vergogna!” contro il governo.

Israele ritiene che a Gaza ci sono ancora 132 ostaggi

La manifestazione – riportano i media locali – si è svolta con breve preavviso, tra le notizie riportate dal Wall Street Journal di un piano proposto da Stati Uniti, Egitto e Qatar per far cessare la guerra, organizzare la restituzione degli ostaggi detenuti da Hamas e portare alla piena normalizzazione di Israele con i suoi vicini e ai colloqui per la creazione di uno Stato palestinese. Israele ritiene che a Gaza rimangano 132 ostaggi, dopo un accordo di fine novembre che ha liberato 105 civili da Hamas.

Netanyahu ha già detto che non accetterà la proposta di Hamas

Ma nonostante posizione Stati Uniti, Egitto e Qatar, Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non accetterà la proposta di Hamas, l’organizzazione terroristica che controlla la Striscia di Gaza, per porre fine alla guerra e liberare gli ostaggi. “Ci lavoro 24 ore su 24 ma sia chiaro: rifiuto apertamente le condizioni di resa di quei mostri di Hamas”. I commenti di Netanyahu arrivano nel contesto di quanto riferito dal Wall Street Journal secondo cui Stati Uniti, Egitto e Qatar vogliono che Israele si unisca a una nuova fase di colloqui con Hamas che inizierebbe con il rilascio degli ostaggi e porterebbe al ritiro delle forze israeliane da Gaza.

Secondo il primo ministro, Hamas aveva chiesto la fine delle ostilità, il rilascio dei prigionieri palestinesi e il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza. In cambio, si impegnerebbe a rilasciare gli ostaggi israeliani presi il 7 ottobre. “Se accettassimo questo, i nostri soldati sarebbero caduti per niente e non saremmo in grado di garantire la sicurezza dei nostri cittadini”, continua Netanyahu. Netanyahu ha detto di aver comunicato questi punti al presidente degli Stati Uniti Joe Biden durante il fine settimana e ha ribadito i commenti fatti la settimana scorsa, in merito al controllo di Israele su tutto il territorio a ovest della Giordania.

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