I silenzi dell’Egitto sulla morte di Regeni. Gentiloni fa finta di alzare la voce e Il Cairo ovviamente non ci prende piĂą sul serio

Il ministero degli Esteri, Paolo Gentiloni, parla dei rapporti con l'Egitto dopo la morte di Giulio Regeni. E ammette che i risultati sono deludenti

Chiede una “collaborazione seria”. E ammette che finora la “nostra pressione non ha avuto risposte soddisfacenti”. Il ministero degli Esteri, Paolo Gentiloni, torna a parlare dei rapporti con l’Egitto dopo la morte di Giulio Regeni. Sull’evoluzione della vicenda, il titolare della Farnesina spiega: “La procura di Roma ha inviato una nuova rogatoria in Egitto. Ci sono nuovi contatti tra le procure, vedremo se produrranno risultati”. E soprattutto sottolinea un aspetto: “Se qualcuno immaginava che il trascorrere del tempo avrebbe un po’ diminuito l’attenzione dell’Italia e un po’ costretto tutti a rassegnarci a un ritorno alla normalitĂ  della relazioni, per noi il ritorno alla normalitĂ  delle relazioni dipende da una collaborazione seria”.

Gentiloni rivendica “una cosa molto importante nelle relazioni tra paesi” e “nelle relazioni diplomatiche”. E “cioĂ© che noi abbiamo richiamato a Roma il nostro ambasciatore al Cairo”. La promessa del ministro è di continuare “ad esercitare, non solo attraverso quel gesto del richiamo dell’ambasciatore ma in tante forme, anche una pressione diplomatica perchĂ© si arrivi alla veritĂ . Sappiamo che non sarĂ  facile”.

L’Egitto fa spallucce
Tuttavia dall’Egitto non sembra esserci alcun ravvedimento rispetto al comportamento delle scorse settimane. Anzi Ahmed Abdallah, il consulente della famiglia Regeni, è stato arrestato. E il suo fermo è stato prolungato nelle utime ore. I procuratori egiziani hanno sostenuto che la misura cautelare “non è legata al caso Regeni”, ma alla “partecipazione a manifestazioni non autorizzate”. Dunque Ahmed Abdallah paga il fatto di essere un attivista per libertĂ  nel regime di al-Sisi.