I soldi del Recovery fund fanno gola. Ora Salvini si finge moderato. Ieri il Carroccio definiva gli aiuti Ue un super Mes. Oggi assicura invece che in Europa vuole collaborare

Contrordine leghisti: niente Ppe, in Europa si rimane con Marine Le Pen e i tedeschi ultranazionalisti di Alternative für Deutschland. Almeno per il momento, infatti la Lega continuerà a far parte di Identità e Democrazia, gruppo nato nel 2019 nel quale sono confluiti i partiti nazionalisti e fortemente euroscettici. “Escluso, assolutamente”. Così Matteo Salvini ha risposto categorico domenica sera nel corso della trasmissione di Canale 5 Live Non è la D’Urso sull’eventualità di un’adesione del Carroccio alla formazione guidata all’Europarlamento da Manfred Weber, con il quale proprio qualche giorno fa il segretario leghista ha battibeccato a distanza (“I colleghi del Front National, Syriza e Salvini non facciano le marionette di Putin” l’attacco di Weber, “si occupi di Germania come io mi occupo di Italia” la risposta di Salvini) che anche nel talk della D’Urso ha ribadito di non chiedere “i voti degli italiani per fare il baciapile di Merkel o Macron, l’Italia non è seconda a nessuno, ho chiesto il voto degli italiani per cambiare l’Europa e la cambio con la Merkel? La Merkel fa l’interesse dei tedeschi, non capisco quei politici italiani che fanno l’interesse dei tedeschi, io voglio fare l’interesse degli italiani”.

Per ora sembra quindi che l’ala che dalle parti di Via Bellerio ragiona più di “testa” che di “pancia” (leggi Giorgetti e Zaia) si debba mettere l’anima in pace: il cambio di passo atteso, che sembrava aver preso forma anche con un deciso abbassamento dei toni nell’ultima campagna elettorale per le regionali, non prevede al momento l’ingresso nel Partito Popolare europeo popolare con l’amico ungherese Vicktor Orbàn e l’alleato italiano Silvio Berlusconi dunque. Per la “gioia” del solito Giancarlo Giorgetti, che peraltro del partito sarebbe il responsabile esteri, che già ha dovuto mandare giù l’astensione degli europarlamentari leghisti sulle sanzioni al dittatore bielorusso Lukashenko e il voto contrario alla risoluzione sul caso Navalny.

Scelte non proprio felicissime, soprattutto alla luce di un necessario riposizionamento geopolitico del Carroccio (meno Putin più atlantismo) e soprattutto in virtù del fatto che il Capitano ha pure cambiato idea – e questa non è una novità – sui soldi in arrivo dall’Ue: sul Recovery Fund adesso la Lega è pronta a collaborare con Conte – che quei soldi li ha portati a casa- per dar forma e sostanza ai progetti di investimento. Quello stesso Recovery che fino a poco tempo fa Salvini definiva “una fregatura grossa come una casa, è un super Mes”, è diventata insomma una ghiotta opportunità anche per il Carroccio. E a mettere una pezza ci prova il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo: l’ispirazione per il nuovo corso meno euroscettico e più pragmatico della Lega non è il Partito Popolare Europeo ma il partito Repubblicano americano.

Almeno così si legge in un’intervista rilasciata ieri al quotidiano La Verità: “Noi non siamo mai stati anti europei. Abbiamo sempre criticato e ovviamente continuiamo a farlo questa gestione della Ue: una classe dirigente adeguata deve collaborare con l’Europa ma nel farlo deve in primo luogo proteggere i propri interessi, la propria economia, la propria produzione”. Secondo Romeo, pertanto “Salvini può benissimo unire l’attuale assetto della Lega con altre culture”, un po’ nella “logica del Partito repubblicano americano: unire culture diverse in un progetto comune basato su valori diversi cominciando a rafforzare l’intesa tra le forze maggiori del centrodestra”. Le quali, per inciso, in Europa stanno in tre gruppi diversi.