Il 41 bis è una condanna a morte. Ma il Governo non cede su Cospito

Nessuna concessione per l’anarchico Cospito. Entro il 12 febbraio si spera in un'apertura da Nordio. Il 7 marzo toccherà alla Cassazione.

Il 41 bis è una condanna a morte. Ma il Governo non cede su Cospito

Il governo Meloni – garantista con i corrotti, il cui Guardasigilli avanza dubbi sullo strumento delle intercettazioni e si scaglia contro i pm antimafia, salvo poi repentine marce indietro – non cambia la linea dura su Alfredo Cospito, l’anarchico abruzzese sottoposto al 41bis, il carcere duro riservato ai mafiosi.

Nessuna concessione per l’anarchico Alfredo Cospito. Entro il 12 febbraio si spera in un’apertura da Nordio. Il 7 marzo invece a pronunciarsi sarà la Cassazione

Ieri l’uomo è stato trasferito dal carcere di Sassari a quello milanese di Opera. Per via delle sue condizioni fisiche critiche, dovute allo sciopero della fame che sta portando avanti da oltre 100 giorni. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, fa sapere in una nota che “la tutela della salute di ogni detenuto costituisce un’assoluta priorità”. Sebbene divisi su tutto, i partiti che sostengono il governo convergono tutti sulla linea della fermezza e della durezza nei confronti dell’uomo, in carcere già da 10 anni per la gambizzazione, nel 2012, dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare e accusato anche dell’attentato (fallito) del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano, per cui è stato condannato dalla Corte d’Appello a 20 anni di reclusione con l’accusa di strage.

Credo che lo Stato “non si debba far intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari”, ha ripetuto ieri Giorgia Meloni. “Con i violenti il governo non si fa intimidire e non scende a patti”, dà man forte il ministro di Forza Italia degli Esteri, Antonio Tajani. Stessa linea dal sottosegretario alla Giustizia della Lega Andrea Ostellari secondo cui “Cospito non si è pentito e lo Stato non può cedere ai ricatti”.

Il caso approda a Palazzo Chigi. Le azioni violente degli anarchici non intimidiscono né condizionano il governo sulla modifica del regime di 41 bis: è la linea emersa nel Consiglio dei ministri, in cui i ministri interessati (Matteo Piantedosi dell’Interno, Tajani, e Nordio) hanno tenuto un informativa sul caso. “Sul 41bis per Cospito non si decide oggi ma nelle sedi opportune. Resta ferma la linea del Governo, che non si farà condizionare dagli eventi esterni di questi giorni”.

Tajani ha riferito sull’innalzamento delle misure di tutela delle sedi diplomatiche dopo gli episodi di Atene, Berlino e Barcellona. Il titolare dell’Interno ha informato sulla minaccia anarchica che nell’ultimo mese si è espressa in decine e decine di attacchi. Il 12 febbraio e il 7 marzo sono, comunque, le due date da segnare sul calendario che decideranno il destino di Cospito. La prima indica la scadenza del mese di tempo che il ministro della Giustizia ha per rispondere all’istanza di revoca del 41 bis presentata dal legale dell’anarchico abruzzese.

Il 7 marzo, invece, i giudici della Cassazione dovranno decidere sul ricorso presentato sempre dalla difesa di Cospito contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il regime del “carcere duro” per quattro anni. Il 41bis era stato firmato il 4 maggio scorso dall’allora ministro Marta Cartabia su richiesta concorde della Direzione distrettuale antimafia di Torino e della Direzione nazionale antimafia.

Ora Nordio prima di decidere aspetta un parere dei magistrati competenti. “Bisogna domandarci – ha osservato il Garante dei detenuti Mauro Palma – se per Cospito serve il 41 bis o se per esempio non può bastare una censura rispetto ad eventuali scritti o forme di comunicazione”. Il cambio di istituto non elimina però i rischi.

Il legale Flavio Rossi Albertini ha infatti affermato che il suo assistito continuerà sicuramente lo sciopero della fame. Dall’opposizione in tanti hanno chiesto una revisione della pena, contestando la linea dura del governo. Per il dem ed ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando se Cospito morisse in carcere diventerebbe un martire, rafforzando gli anarchici.