di Lapo Mazzei
Partiamo da un dato di fatto. Nella recente storia repubblicana del nostro strano Paese sono ben pochi i precedenti di messaggi alle Camere da parte del Quirinale. L’ultimo, in ordine di tempo, è del 2001. Dodici anni fa. A firmarlo era Carlo Azeglio Ciampi e aveva come argomento la necessità di garantire maggior equilibrio nel sistema dell’informazione e della comunicazione in Italia. Ieri è arrivato quello di Napolitano. Re Giorgio, dimostrando ampiamente di aver adattato al proprio disegno politico il ruolo e la funzione del presidente della Repubblica, ha posto l’accento sul sovraffollamento nelle carceri. E poi ha puntato il dito contro la «condizione umiliante in cui l’Italia viene a porsi dinanzi alla comunità internazionale per violazione dei principi sul trattamento umano dei detenuti».
In un messaggio lungo 12 pagine ha invitato il Parlamento a recepire le istanze legate alla necessità di riformare complessivamente il sistema giustizia ma, al contempo, ad agire in fretta per «ottemperare in tempi stretti» a quanto dice la Corte di Strasburgo. Sì, dunque, all’indulto. E sì anche all’amnistia che potrà essere utile per i «reati bagatellari». Perché tra le strade da «ipotizzare» per «risolvere la questione del sovraffollamento» delle carceri c’è «un’incisiva depenalizzazione dei reati, per i quali la previsione di una sanzione diversa da quella penale può avere una efficacia di prevenzione generale non minore». Un messaggio che ha tutto il sapore del diktat. Secondo il copione scritto da Re Giorgio e “recitato” in aula dai presidenti di Camera e Senato non c’è da pensare, ma solo da agire in fretta.
Quadro clinico e terapia
«La drammatica questione carceraria va affrontata in tempi stretti» scrive Napolitano. «Sottopongo all’attenzione del Parlamento l’inderogabile necessità di porre fine, senza indugio, ad uno stato di cose che ci rende tutti corresponsabili delle violazioni contestate all’Italia dalla Corte di Strasburgo: esse si configurano, non possiamo ignorarlo, come un’inammissibile allontanamento dai principi e dall’ordinamento si cui si fonda quell’integrazione europea cui il nostro paese ha legato i suoi destini». Dato il quadro clinico, Re Giorgio si prende anche il disturbo di prescrivere la terapia. «È necessario intervenire nell’immediato con il ricorso a rimedi straordinari». Ed è qui che arriva a citare prima l’indulto, poi l’amnistia, sottolineando però che «la perimetrazione della legge di clemenza rientra nelle esclusive competenze del Parlamento», con riferimento a reati particolarmente gravi, quale la violenza sulle donne. Tuttavia, «l’effetto combinato dei due provvedimenti, un indulto per pene pari a 3 anni, e un’amnistia su reati» di non grave entità potrebbe ridurre significativamente la popolazione carceraria e consentire di «adempiere tempestivamente alle prescrizioni della comunità europea». A Montecitorio, nel momento in cui la Boldrini pronuncia la parola «indulto», i deputati della Lega scuotono visibilmente la testa. E quando viene citata l’amnistia dai banchi del Pdl si leva un applauso. Quali reali effetti avranno le parole di Napolitano sui destini giudiziari di Silvio Berlusconi? Difficile una valutazione a caldo. Anche se un indizio lo offre lo stesso inquilino del Quirinale, quando in chiusura del messaggio invita a «evitare ingiustificabili distorsioni e omissioni su questioni che attengono a livelli di civiltà e dignità». E infine: «Confido che vorrete intendere le ragioni del mio messaggio formale». Su politica carceraria e giustizia va quindi sgomberato il campo da equivoci. Il sottinteso è ovviamente alla vicenda giudiziaria del Cavaliere e ai riflessi di eventuali provvedimenti di clemenza.
Pensando a Silvio
Nonostante ciò basta poco a innescare le polemiche. I più arrabbiati sono i parlamentari grillini, che a lettura in corso affidano ai social network i loro commenti. «Il Caimano si salva ancora una volta» si legge sulla pagina Facebook del gruppo a Montecitorio, rilanciando le parole del deputato Matteo Mantero. A smentirli ci pensa però il Guardasigilli Annamaria Cancellieri: «È una falsa idea» che con l’amnistia «si salvi Berlusconi». Sui provvedimenti di clemenza – precisa – «è il Parlamento che decide per quali reati prevederla e non è mai successo che l’amnistia si occupasse di reati finanziari». Puntualizza anche il Pd: «Amnistia e indulto» dice il responsabile Giustizia Danilo Leva, «non potrebbero riguardare reati particolarmente odiosi né i reati di natura economica e fiscale». Il Pdl aderisce invece pienamente al messaggio del Capo dello Stato: «È arrivato il momento di soluzioni definitive» sottolinea Renato Schifani. A chiudere il cerchio pensa il premier Enrico Letta: «Il messaggio è ineccepibile. Il governo continuerà a fare di tutto per recepire indicazioni e sollecitazioni giunte dal capo dello Stato». Re Giorgio ordina, il Gran Ciambellano esegue.