Il dl Sicurezza c’è ma non si vede. Su 17 provvedimenti attuativi ne mancano 16. Salvini si vanta del decreto bis sull’immigrazione. La prima norma però è quasi totalmente inapplicata

Che Matteo Salvini sia uno per cui la comunicazione conta molto, è risaputo. Che alcuni dei suoi provvedimenti e/o annunci siano scatole vuote, è altrettanto noto secondo alcuni. Che lo sia, però, il decreto bandiera del suo operato – il dl Sicurezza – diventa una notizia. Specie se poi si considera che il ministro dell’Interno ha ritenuto necessario approvare anche un secondo decreto per “completare” la sua opera sul fronte sicurezza e immigrazione (con norme, peraltro, ai limiti della Costituzione). Checché ne dica il leader del Carroccio, infatti, secondo l’ultimo aggiornamento dell’Ufficio per il programma di Governo – che peraltro è coordinato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio e leghista di ferro, Giancarlo Giorgetti – su 17 decreti attuativi previsti dal decreto convertito in legge il 4 ottobre 2018, soltanto uno ne è stato approvato. Un po’ pochino (se non niente) considerando che sono passati otto mesi. Se volessimo contare i giorni: 252 giorni per un solo, misero decreto.

BUCHI CLAMOROSI. L’unico provvedimento approvato, secondo i documenti dell’Ufficio di programma, è quello relativo ai “criteri di ripartizione delle risorse del fondo istituito per il potenziamento delle iniziative in materia di sicurezza urbana da parte dei Comuni”. Un provvedimento importante, anche perché altrimenti i fondi non sarebbero stati mai ripartiti. E il Viminale era partito bene: dopo “solo” due mesi aveva approvato questo decreto attuativo, di concerto con il ministero dell’Economia e sentito il parere della Conferenza Stato-Regioni. Peccato per gli altri 16 decreti che rimangono assolutamente fantasma. Per dire: il dl Sicurezza prevedeva anche un’importante “riorganizzazione dell’amministrazione civile del Ministero dell’interno”. Mai approvato, però, il provvedimento attuativo.

Un ritardo grave, considerando che – dice ancora l’Ufficio coordinato dal leghista Giorgetti – i termini per l’approvazione sono largamente scaduti (31 dicembre 2018). Un buco nell’acqua a cui ne fanno seguito altri 15. Con un particolare rilievo – e ci mancherebbe – per ciò che riguarda il capitolo immigrazione e diritto d’asilo. Tra i provvedimenti attuativi, infatti, c’è anche quello relativo alla “individuazione delle zone di frontiera o di transito in cui è possibile presentare direttamente la domanda di protezione internazionale”: nonostante il decreto attuativo non abbia una scadenza temporale, ancora non è stato approvato nonostante gli otto mesi trascorsi. Stessa sorte per il provvedimento relativo alla “ammissione al finanziamento dei progetti degli enti locali finalizzati all’accoglienza dei titolari di protezione internazionale e dei minori stranieri non accompagnati” e quello relativo all’elenco “dei Paesi di origine sicuri […] per la valutazione delle domande di protezione internazionale”.

Giusto per capire quanto sia prioritario questo tema. Ma tra i buchi clamorosi del decreto Sicurezza c’è anche altro. Il provvedimento, che tocca l’ambito dell’antimafia, relativo alla “disciplina dell’acquisizione dei beni confiscati a carico del Fondo unico Giustizia” risulta non ancora approvato. Esattamente come quello, non secondario, sul “piano di emergenza esterna nei casi di incidenti in impianti di stoccaggio e lavorazione sui rifiuti”. E se questi ultimi provvedimenti non hanno una scadenza temporale, altri due che riguardano invece l’organizzazione interna del Viminale, risultano scadui, uno a marzo e uno ad aprile. Speriamo, perlomeno, che col decreto “bis” vada meglio.