Il figliol prodigo Casini

di Fausto Cirillo

Basta «attacchi» a Pier Ferdinando Casini: il suo ritorno, «da sempre auspicato», non potrà che «offrire un reale contributo alla vittoria del centrodestra». Parola di Silvio Berlusconi, che ieri si è detto «lieto» di poter accogliere di nuovo nella sua coalizione il leader dell’Udc. Dimentico dei giudizi che fino a poche settimane or sono dedicava all’ex presidente della Camera (lo ha definito «orridissima persona» e questi lo ha volentieri ricambiato dandogli più volte del «bugiardo» e del «buffone»), il Cavaliere dimostra così che in politica è possibile tutto e il suo contrario. Miracoli dell’Italicum, che non è ancora legge ma già è in grado di determinare movimenti di truppe all’inseguimento del santo Graal elettorale: il premio di maggioranza fissato al 37%. Casini ieri ha ribadito il suo ragionamento politico: il terzo polo è costituito da Beppe Grillo, un «populista pericoloso al 25%». Smettiamola di farci illusioni, «un’area che stia tra centrodestra e centrosinistra è destinata all’improduttività». Ecco perché occorre «mettersi in moto per una proposta politica nuova che faccia recuperare sintonia con il ceto medio italiano penalizzato dalla crisi e con l’area delle piccole e medie imprese. Berlusconi lo hanno legittimato i suoi elettori. In politica c’è chi esiste, non chi si autonomina». Il ritorno del figliol prodigo (non si sa però quanto prodigo di voti) nella casa del padre agita la componente più gassosa della politica italiana, quella centrista: mentre Mario Mauro si affretta a escludere ogni accordo con Berlusconi (l’uomo a cui peraltro deve tutta la sua carriera politica), quel che rimane di Scelta Civica inizia invece a proporsi al Pd di Matteo Renzi. Emergono intanto alcune perplessità nel centrodestra. «Primarie sì, primarie no. Casini sì, Casini forse. Alfano ieri, oggi, domani. Ma la proposta politica qual’è?» chiede Mara Carfagna sul suo quotidiano online “Thinknews”. «Il rischio è di ripetere le esperienze di governo degli anni passati viziate dai continui veti di chi ha preferito coltivare un proprio orticello, piuttosto che affrontare in maniera organica, strutturale e coraggiosa le grandi questioni che riguardano il nostro Paese». Parole condivise dal leghista Roberto Maroni, che chiede a Casini di passare subito all’opposizione: «Se no, per quanto mi riguarda, qualche problemino c’è. Non si fa un’ammucchiata solo per vincere». Provino a spiegarlo a Berlusconi.