Il finale più amaro per Di Maio. E Conte non infierisce oltre

Disastro per Impegno civico. Il partito di Luigi Di Maio si ferma allo 0,6%. Il ministro della scissione M5S fuori dal Parlamento.

Il finale più amaro per Di Maio. E Conte non infierisce oltre

Sono quasi le tre di notte quando Giuseppe Conte evita di infierire su Luigi Di Maio e dice di preferire ricordare le battaglie combattute insieme in passato. Ma il tracollo di Impegno civico e la sconfitta personale dell’ex capo politico del Movimento, arrivato ad orchestrare la più grossa scissione dentro i Cinque Stelle, non ha bisogno di altre legnate.

Disastro per Impegno civico. Il partito di Luigi Di Maio si ferma allo 0,6%. Il ministro della scissione M5S fuori dal Parlamento

Per il ministro degli Esteri, sconfitto nel suo collegio uninominale dall’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, adesso ci sarà tutto il tempo che vuole per cercare l’Agenda Draghi, appresso alla quale si è immolato insieme a una sessantina di parlamentari pentastellati, in buona parte arrivati alla seconda legislatura e dunque senza possibilità di essere ricandidati da Conte. Il numero di consensi inferiore alle peggiori previsioni non condanna però solo la scissione, ma anche l’eventuale orizzonte politico di Di Maio in un incarico istituzionale.

Nel collegio di Napoli Fuorigrotta non si consuma solo il sorpasso di Costa, che supera il 40 per cento, su Luigi Di Maio fermo sotto quota 25, ma anche un’altra partita in quello che una volta era il cuore del Centrodestra, con la senatrice uscente Mariarosaria Rossi schierata da Noi Moderati sulla ministra Mara Carfagna, ora con Carlo Calenda e Luigi Di Maio, ferma intorno al 6 per cento.

Il terreno di scontro dunque non era dei più semplici, ma nulla può fare da alibi ad una sconfitta che per Di Maio è personale e collettiva di tutto il suo partito, con i numerosi ex big del Movimento Cinque Stelle andati allo sbaraglio in tutti i collegi in giro per l’Italia.

Un risultato che condanna forse più di tutti gli altri la segreteria di Enrico Letta, che scegliendo di inserire in coalizione l’ex ministro degli Esteri al posto di Conte ha condannato il Centrosinistra a uno dei risultati più bassi della storia, liberando invece il Movimento da un abbraccio fatale con i dem e permettendogli così di recuperare identità e consensi.

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