Il Giappone non molla. Anche l’ultimo ostaggio ha i minuti contati. Abe chiede l’aiuto della Giordania. Mai pensato però di pagare riscatti

Il Giappone è sotto shock, ma non cede ai ricatti dei terroristi. Mentre uno dei due ostaggi nipponici è stato ucciso dall’Isis, si tratta sul filo dei minuti per salvare l’altro. L’ultimatum della formazione jihadista sul pagamento di 200 milioni di dollari per il rilascio dei due ostaggi giapponesi è scaduto. Il contractor Haruna Yukawa (42 anni, rapito in Siria a giugno) è stato decapitato. Il giornalista Kenji Goto (di 47, andato a cercare Yukawa e sparito a settembre) è invece vivo. In Rete è comparso un video, rimbalzato su Youtube e su Twitter ma poi rimosso, che riprende proprio Goto, freelance con esperienze di inviato in molti posti a rischio del Medio Oriente, mentre mostra la foto del contractor con la testa mozzata, poggiata sul petto. Dopo dubbi iniziali, il filmato pare veritiero. Tanto che il premier Shinzo Abe ha chiesto il rilascio di Goto senza più parlare di Yukawa. Nel filmato il giornalista implora per la sua vita presentando le nuove richieste dell’Isis.

ORE CONTATE
Per liberare Goto ci sarebbe a disposizione pochissimo tempo. Ore, se non minuti. Il premier ha assicurato che il Giappone non lascerà nulla di intentato per ottenere il rilascio del freelance di 47 anni. Lo ha detto proprio Abe chiamato direttamente in causa da Goto che aveva avvertito come “entro due ore” sarebbe toccato a lui. La posizione del primo ministro resta però netta: “Non cederemo” al terrorismo – ha anche aggiunto senza mezzi termini – la decapitazione di un ostaggio giapponese da parte dei militanti dello Stato islamico è “vergognosa” ed è un “imperdonabile atto di violenza”. “Il Giappone utilizzerà tutti i mezzi possibili per la liberazione del connazionale tenuto in ostaggio dai jihadisti, cercando anche la collaborazione con altri paesi, a cominciare dalla Giordania”, ha concluso il premier che ha poi chiesto “l’immediato rilascio di Kenji Goto”.

LO SCAMBIO
Lo stesso Goto, che nel filmato parla in inglese, si sarebbe rivolto direttamente al premier: “Non chiediamo più soldi – è la richiesta arrivata da Isis – ma la liberazione di una nostra sorella detenuta in Giordania. Chiediamo una vita in cambio di una vita”. La donna per cui è stato chiesto il rilascio è l’irachena Sajida al-Rishawi, unica sopravvissuta (il giubbetto esplosivo che indossava non si azionò) ad un attentato ad Amman nel 2005 in cui morirono 57 persone. Joto ha detto che è colpa di Abe se è stato ucciso Yukawa perché non ha rispettato l’ultimatum di 72 ore dato da Isis. Intanto anche i principali artefici della coalizione anti-Isis si sono uniti al Giappone nel condannare la barbarie compiuta dallo Stato Islamico. Il presidente americano Barack Obama ha chiesto la liberazione immediata di Kenji Goto, assicurando che gli Usa resteranno “accanto al loro alleato giapponese per tradurre questi assassinii in giustizia e condurre le azioni necessarie a indebolire e infine eliminare lo Stato Islamico”. Il premier britannico David Cameron ha affermato che la decapitazione di Yukawa e le nuove minacce dell’Isis “ricordano la barbarie di quei terroristi”.