Il Governo conferma il 2% del Pil in armi. E le lobby ringraziano. Il Papa bacchetta la politica: “Io mi sono vergognato, pazzi!”

Il Papa: "Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2% del Pil per l'acquisto di armi"

Il Governo conferma il 2% del Pil in armi. Dopo gli applausi e la standing ovation che ha accolto due giorni fa Volodymyr Zelensky in Parlamento (leggi l’articolo), salvo alcune clamorose defezioni di alcuni deputati e senatori, ieri si è tornati a far politica concretamente, al di là di vicinanza e solidarietà, in vista del Consiglio Ue che oggi vede impegnato il presidente del Consiglio Mario Draghi.

E così, nel day after del discorso di Zelensky, il capo del governo ha detto ai parlamentari che “la carneficina non distingue le divise ma distingue i bambini. È un terreno molto scivoloso. Perché se noi sviluppiamo le conseguenze di questo ragionamento, dovremmo dire di non aiutare i Paesi che vengono attaccati. Dovremmo sostanzialmente accettare di difendere il paese aggressore non intervenendo. Dovremmo lasciare che gli Ucraini perdano il loro Paese e accettino la schiavitù. È un terreno scivoloso che ci porta a giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito Paesi inermi, a cominciare da Hitler e Mussolini”.

Una premessa necessaria e sufficiente, per certi aspetti anche aspra, per arrivare a giustificare l’intenzione dell’esecutivo di adeguarci all’obiettivo del 2% del Pil per le spese militari, che abbiamo promesso alla Nato ormai da anni. “Io tengo a mente – ha detto ancora Draghi – che i fondatori dell’Unione europea, fra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la pace nel continente europeo, e proprio per questo abbiamo progettato la comunità europea di difesa e vogliamo creare una difesa europea”.

Dal punto di vista diplomatico e politico, invece, da una parte per Draghi è “fondamentale che l’Ue sia compatta nel mantenere spazi di dialogo con Pechino” e “dobbiamo ribadire l’aspettativa che Pechino si astenga da un supporto a Mosca e sostenga lo sforzo di pace” e dall’altra, comunque, l’Italia sostiene il percorso dell’ingresso in Unione europea dell’Ucraina, “processo lungo” ha comunque precisato Draghi.

L’argomento centrale, però, resta l’impegno da parte dell’Italia di aumentare le spese militari. Una “mossa” che fa il paio con quanto già promesso in tempi lontani dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Ciò significherebbe, come ha giustamente osservato l’Osservatorio Milex citando le cifre fornite dalla Difesa, passare dai circa 25 miliardi l’anno attuali (68 milioni al giorno) ad almeno 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno). Ed è anche per questo che, nonostante la situazione difficile, il tema potrebbe dividere Camere e la stessa maggioranza, considerando la posizione non totalmente allineata del Movimento cinque stelle (lo stesso Giuseppe Conte sarebbe contrario), ma anche di Leu e di una frangia del Pd.

Draghi, però, ha parlato anche di altro in vista del Consiglio Ue di oggi. Ci sono ad esempio le conseguenze della guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina. La prima è l’emergenza umanitaria. E poi gli effetti sul costo dell’energia e in generale sull’aumento dei prezzi di cui pure il Consiglio Ue si occuperà. E poi c’è la questione alimentare. I “rincari dipendono da shock esterni, che ci impongono di accelerare nel percorso di autonomia strategica in campo alimentare“.

L’aumento dei prezzi in questo settore, ricorda Draghi, sono cresciuti in modo quasi continuo da metà 2020, e sono attualmente ai massimi storici. “Questo ha delle conseguenze tangibili per i prezzi nei supermercati. Secondo i dati Eurostat, a febbraio i prezzi dei beni alimentari in Italia sono aumentati del 5,2% rispetto all’anno scorso”. Soprattutto pasta, pane e carne. “Questo processo è alla portata della capacità tecnologica e produttiva europea”, ha detto Draghi. Senza però specificare come questo potrebbe avvenire.

Il richiamo del Papa: “Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi”

“Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi!” ha detto, questa mattina, Papa Francesco durante l’udienza al Centro Femminile Italiano. “La vera risposta non sono altre armi – ha ribadito il Santo Padre come aveva fatto anche ieri -, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, un modo ormai globalizzato, e di impostare le relazioni internazionali”.