Davanti al cambiamento climatico che avanza imperterrito, al punto che il segretario generale delle Nazioni Unite due giorni fa ha detto chiaro e tondo che è “iniziato il collasso” ambientale, e con un G20 che non sembra promettere nulla di buono, a deludere è anche l’Unione europea che sulla transizione ecologica appare ancora in ritardo.
A dirlo non è qualche catastrofista ma l’analisi del Parlamento europeo sulle sei grandi priorità della Commissione Ue per i prossimi anni, ossia Green deal, agenda digitale, economia al servizio delle persone, Europa più forte nel mondo, promozione dello stile di vita europeo e nuovo slancio per la democrazia.
I ritardi dell’Ue sul green deal
A preoccupare sono proprio le ‘politiche verdi’ visto che, come si legge nel documento, “a nove mesi dalle elezioni europee, e a soli sette giorni dall’ultima sessione plenaria di questo Parlamento, è lecito supporre che non tutte le iniziative annunciate dalla Commissione saranno presentate in tempo per essere discusse e concordate dai colegislatori, e per diventare legge, prima della fine di questo mandato”.
Insomma la strada è ancora molto lunga e per via di questi ritardi dell’Europarlamento, è inevitabile che i governi nazionali saranno costretti a far slittare molte iniziative. Così con le politiche Green che subiscono una frenata, a scendere in piazza saranno di nuovo i giovani del movimento Fridays for future che hanno annunciato, per il 15 settembre e per il 6 ottobre, due giornate di sciopero a livello globale.