Di acqua sotto i ponti ne abbiamo vista passare parecchia. Era il 2010, cinque anni fa, quando il candidato del Centrodestra Renata Polverini vinceva le elezioni regionali del Lazio. Ne nacque un governo caduto rovinosamente poco dopo sull’onda dello scandalo Fiorito, con le spese folli del Consiglio regionale. Poi l’uscita dalla grande scena politica dell’amministrazione capitolina guidata da Gianni Alemanno e il coinvolgimento dello stesso sindaco nell’inchiesta nota come Mafia Capitale. Per i giudici di Roma il tempo però non è passato e ieri hanno chiesto il rinvio a giudizio per l’ex sindaco di Roma e altre sette persone coinvolte in un’inchiesta per il presunto finanziamento illecito della lista Polverini alle regionali 2010 mascherato, secondo l’accusa, da un falso sondaggio.
LENTE SUL PASSATO. E IL PRESENTE?
Alla giustizia che scava inesorabile nelle malefatte (vere e presunte) del Paese non importa affatto che tutte le vicende siano ormai superate, che Polverini, Alemanno e tutto il Centrodestra romano siano stati battuti elettoralmente e all’ex sindaco nello specifico ci sono altri procedimenti più delicati di un sondaggio elettorale a far perdere il sonno. Dura lex, sed lex, come se i tribunali non avessero nulla da fare si va avanti con questo processo. Ovviamente senza fretta, perchè di procedimenti ce ne sono tanti (quanti quelli di altrettanto poco rilievo, ad eccezione dell’aspetto mediatico?) e la prima udienza del processo al Alemanno che incassa la mazzetta sotto forma di sondaggio (e anche qui restare perplessi non è innaturale) si terrà il 5 luglio 2016, davanti al giudice del tribunale monocratico di piazzale Clodio. Nei centri scommesse la prescrizione è quotata come l’ipotesi più credibile. Ma con una giustizia amministrata così burocraticamente è la Legge che perde su tutta la linea.
CAMPAGNA ELETTORALE
Eppure la Procura che aveva chiesto il rinvio a giudizio per l’ex sindaco nel dicembre dello scorso anno accusandolo di essere “il regista dell’operazione non ha mollato un passo. Ovviamente nemmeno di fronte alla difesa di Alemanno che respinge da sempre le accuse. “Non ho mai sollecitato o ricevuto un finanziamento illecito, questa è una vicenda marginale di cui non potevo verificare gli adempimenti di legge, perché non riguardava una mia campagna elettorale” ha dichiarato l’ex sindaco, aggiungendo che “per orientamento della Cassazione i rinvii a giudizio non entrano più nel merito delle accuse. Sarà il giudice monocratico a certificare la mia totale innocenza”. L’inchiesta era stata avviata sulla base di una denuncia della Accenture che, a conclusione di verifiche interne, aveva scoperto un giro di false fatture attraverso le quali era stato creato un fondo per una provvista da 30mila euro destinata – secondo il gip – tramite un falso sondaggio sulla qualità dei servizi scolastici a promuovere il listino della Polverini, che avrebbe vinto di lì a poco le elezioni regionali.
ALLEGRI CONSULENTI
Oltre che Alemanno il rinvio a giudizio coinvolge Fabio Ulissi, collaboratore dell’ex sindaco e Giuseppe Verardi, ex manager della Accenture, finiti entrambi ai domiciliari, e altri manager e funzionari della società di consulenza (Francesco Gadaleta, Roberto Sciortino, Massimo Alfonsi, Sharon Di Nepi e Angelo Italiano) che – si legge nel capo di imputazione – avrebbero concorso nella predisposizione della provvista illecita di denaro. Per la Polverini, indagata in un primo momento, la Procura ha chiesto l’archiviazione avendo accertato che pur beneficiando indirettamente del presunto raggiro ne era risultata all’oscuro.