Il Movimento è ConTe. Di Maio rilancia sull’avvocato del popolo a Palazzo Chigi. Pd diviso: un Conte-bis ben visto da renziani e ala cattolica. Solo Zingaretti contrario: non vuole rafforzare una figura che gode di grande prestigio

Prosegue la trattativa tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico per la formazione del nuovo Governo prosegue e anche oggi potrebbero esserci nuovi incontri tra i leader delle due formazioni politiche. Avviata formalmente con il vertice tra i capigruppo, e proseguita con l’incontro tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, ieri sera a Roma, nell’abitazione privata del sottosegretario grillino Vincenzo Spadafora. “Vogliamo la riconferma di Giuseppe Conte come premier”, la posizione del Movimento. “Serve discontinuità”, la replica del segretario dem. “Serve una nuova fase politica, che sia in discontinuità con un’esperienza, quella degli ultimi 15 mesi, che numeri alla mano non può certo essere considerata positiva”.

“La trattativa la gestisce Zingaretti, sulla base della linea stabilita in direzione, ed è lui ad aver detto no all’ipotesi di un governo Conte bis”. Così Maria Elena Boschi al Ciocco, in Garfagnana, nell’ultimo giorno della scuola di politica di Matteo Renzi.E il dialogo tra Pd e 5S non spegne le diverse posizioni all’interno dei due partiti. Nel Movimento 5 Stelle la “fronda leghista” è in azione, guidata da Alessandro Di Battista, Gianluigi Paragone e Stefano Buffagni. Quest’ultimo, in un’intervista al Corriere della Sera, ha proposto che l’eventuale patto con il Pd venga messa ai voti sulla piattaforma Rousseau. Proposta bocciata da Carla Ruocco, esponente del M5S vicina a Roberto Fico e favorevole all’avvio dell’interlocuzione con i dem. Dibattito anche nei dem, dove tra i renziani l’ipotesi del Conte bis non è del tutto esclusa.

Anche nel Pd, però, non sono pochi coloro che sono favorevoli a un Conte-bis. Tommaso Cerno, in un’intervista al Fatto, è stato più che chiaro sul punto. Anche i renziani non sarebbero sfavorevoli e, allo stesso modo, anche l’ala cattolica, soprattutto dopo la durissima reprimenda del premier dimissionario su Matteo Salvini e sul suo rosario. Rimane la segreteria del Pd, contraria a un Conte premier perché – dicono fonti qualificate – Zingaretti non vuole rafforzare una figura che gode di un prestigio molto diffuso nell’elettorato e che, verosimilmente, potrebbe essere il nuovo leader del Movimento cinque stelle.