Il Nyt svela un altro errore fatale dell’intelligence israeliana

L'intelligence israeliana non spiava da mesi le comunicazioni radio dei miliziani di Hamas considerandolo uno spreco di forze.

Il Nyt svela un altro errore fatale dell’intelligence israeliana

Dopo la rivelazione della Cnn dei giorni scorsi – secondo cui una piccola cellula di Hamas avrebbe pianificato per due anni l’attacco del 7 ottobre, comunicando attraverso una rete telefonica segreta via cavo – un altro prestigioso media americano, il New York Times, aggiunge nuovi particolari sulla débâcle dell’intelligence israeliana. Gli 007 di Tel Aviv, scrive il quotidiano, avrebbero smesso, oltre un anno fa, di spiare le comunicazioni radio di Hamas e questo errore potrebbe essere stato fatale nel valutare gli eventi che hanno portato al recente attacco.

Secondo quanto scrive il New York Times, a lungo il capo del servizio di sicurezza interna israeliano – lo Shin Bet –, non è riuscito a capire se Hamas fosse impegnata nell’ennesima esercitazione militare o si stesse preparando a qualcosa di grosso, come invece è avvenuto. Tutto questo, nonostante nel cuore della notte gli analisti della sicurezza di Tel Aviv avessero comunque notato, monitorando il traffico, un’insolita e vivace attività degli uomini della milizia islamista nella Striscia di Gaza.

L’intelligence israeliana non spiava da mesi le comunicazioni radio dei miliziani di Hamas considerandolo uno spreco di forze

Gli uomini dell’intelligence israeliana e della sicurezza nazionale, dunque, erano convinti che Hamas non avesse alcun interesse a entrare in guerra, inizialmente presumevano che si trattasse solo di un’esercitazione notturna. Il loro giudizio, la notte dell’attacco, avrebbe potuto essere diverso se avessero ascoltato il traffico radio generato dai walkie-talkie con cui comunicavano i miliziani. Ma l’Unità 8200, la potentissima agenzia israeliana che si occupa delle comunicazioni radio nemiche (in gergo Sigint), aveva smesso di intercettare Hamas un anno prima perché lo considerava uno spreco di sforzi.

Secondo tre funzionari della difesa israeliani, fino quasi all’inizio dell’attacco, nessuno credeva che la situazione fosse abbastanza grave da svegliare il primo ministro Benjamin Netanyahu. Nonostante la sofisticata abilità tecnologica di Israele nello spionaggio, sottolinea il Nyt, gli uomini di Hamas erano stati sottoposti ad un approfondito addestramento per l’assalto, praticamente inosservati per almeno un anno. I combattenti, divisi in diverse unità con obiettivi specifici, disponevano di informazioni meticolose sulle basi militari israeliane e sulla disposizione dei kibbutz.

La sicurezza israeliana nei mesi scorsi aveva cercato di avvertire Netanyahu

Ora i funzionari israeliani hanno promesso un’indagine approfondita per capire cosa è andato storto, come avvenne negli Stati Uniti dopo l’11 settembre, ma è già chiaro che gli attacchi sono stati possibili a causa di una serie di errori non di ore, giorni o settimane, ma di anni. Un’analisi del New York Times, basata su dozzine di interviste con funzionari israeliani, arabi, europei e americani, nonché su un esame dei documenti del governo israeliano e delle prove raccolte dopo l’attacco del 7 ottobre, mostra che l’intelligence israeliana ha passato mesi cercando di avvertire Netanyahu che i disordini politici causati dalle sue politiche interne stavano indebolendo la sicurezza del Paese e incoraggiando i nemici.

Anche l’intelligence americana aveva smesso di raccogliere informazioni su Hamas

A luglio, riferiscono ancora le fonti citate dal Nyt, il primo ministro israeliano si rifiutò persino di incontrare un alto ufficiale che aveva redatto un rapporto allarmante basato su informazioni riservate. Alla fine di settembre, alti funzionari israeliani avevano dichiarato al Times di essere preoccupati che Israele poteva essere attaccato nelle prossime settimane o mesi su diversi fronti da gruppi di milizie appoggiate dall’Iran, ma non hanno fatto menzione dell’avvio di una guerra da parte di Hamas con Israele dalla Striscia di Gaza. Negli ultimi anni anche le agenzie di spionaggio americane avevano in gran parte smesso di raccogliere informazioni su Hamas e i suoi piani, ritenendo che il gruppo rappresentasse una minaccia regionale che Israele era in grado di gestire.

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