Il Partito Pirata italiano sbarca in Parlamento. I fondatori a colloquio con gli ex deputati grillini

E se in Parlamento arrivassero i pirati? No, non è uno scherzo, ma quello che potrebbe accadere sul finire di questa convulsa legislatura

E se in Parlamento arrivassero i pirati? No, non è uno scherzo, ma quello che potrebbe accadere sul finire di questa convulsa legislatura. I protagonisti di questa storia sono i 5 deputati di Alternativa Libera – usciti a vario titolo dal M5S e oggi capitanati da Massimo Artini – e appunto il Partito Pirata italiano. Che sì, esiste anche nel Belpaese al grido di “tutto il potere al popolo sovrano”, malgrado non sia conosciuto come lo sono invece quelli di altri paesi (per esempio l’Islanda dove alle ultime elezioni ha raccolto il 14,5% dei voti e 10 seggi in Parlamento su 63). Nell’attesa che al dialogo aperto col sindaco di Parma Federico Pizzarotti facciano seguito i fatti, nei giorni scorsi, a Montecitorio, i deputati di Al Marco Baldassare, Samuele Segoni ed Eleonora Bechis hanno incontrato Aram Gurekian e Felice Zingarelli, membri del Partito Pirata.

Un colloquio che gli interessati hanno definito “cordiale e collaborativo”, soprattutto perché “ha consentito di individuare numerosi punti di convergenza, sia a livello di costruzione di un progetto politico alternativo sia a livello programmatico”. L’antipasto di una possibile collaborazione futura sarà la mozione sulla robotica che andrà in Aula alla Camera nelle prossime settimane. Ma non solo. È stata infatti ipotizzata anche la realizzazione di una sponda parlamentare tra le due forze su temi specifici. Quali? Brevetti farmaceutici, per esempio, ma anche economia peer to peer e reddito di esistenza. “Il Partito Pirata è uno dei nostri interlocutori visto che con loro condividiamo l’idea della democrazia diretta da realizzare con piattaforme informatiche che consentano ai cittadini di esprimersi direttamente sulle decisioni da prendere”, spiega Baldassarre a La Notizia. “Questi strumenti online – aggiunge – devono essere trasparenti, non come quello del M5S che è controllato da una società privata”.

Artini e co. hanno così raccolto l’appello recentemente lanciato da Gurekian e Zingarelli proprio ai “delusi/cacciati” dal M5S. Che, per i Pirati italiani, nient’altro è che “un’inquietante operazione di marketing politico via Web, un movimento che costruisce il consenso soffiando sul disagio e l’insoddisfazione della gente. (…) Il movimento che Grillo vi promise può ancora nascere, e di certo il vostro aiuto sarebbe molto utile”. Vedremo.