Il Pd si ricompatta sul Senato. Ma i numeri di Renzi scendono. Via libera all’articolo 21 sull’elezione del Presidente della Repubblica

Ormai al Senato ogni giorno è la stessa storia. E, soprattutto, lo stesso copione, con la maggioranza che viaggia a ritmi serrati, il governo che guarda e monitora ogni movimento, le opposizioni (vere) che tentano di frenare la riforma e le opposizioni (false) che nel momento del pericolo escono allo scoperto. E, in questo marasma, il presidente Pietro Grasso cerca di mantenere quel minimo di senso istituzionale. E così, in questo clima, il Pd ha trovato l’accordo al suo interno sui due nodi della riforma, ossia l’articolo 21 sull’elezione del presidente della Repubblica, e il 39, la norma transitoria per l’elezione del Senato. Come confermato anche dal sottosegretario alle Riforme, Luciano Pizzetti, infatti, l’intesa nel Pd prevede che la minoranza dem e la maggioranza ritirino tutti gli emendamenti all’articolo 21, e il governo in cambio ha accettato che il quorum per eleggere il Capo dello Stato dal settimo scrutinio sia pari ai tre quinti dei votanti, ossia esattamente come nella versione della Camera. Quanto alla norma transitoria, verrà presentato un emendamento del governo che accorcerà i tempi di entrata in vigore della nuova legge elettorale per il Senato e renderà obbligatoria per le regioni adeguarsi ad essa. Decisioni importanti, dunque, che alla fine hanno permesso che venisse approvato, in serata, proprio l’articolo 21, oltre agli articoli dal 13 al 17.
RICORSO AL CAPO DELLO STATO
Ma a tenere banco è stato il caso della lettera a Sergio Mattarella. Forza Italia, Lega Nord, Movimento 5 Stelle e fittiani hanno manifestato l’intenzione di scrivere una lettera comune al presidente della Repubblica richiedendo il suo intervento. Ma poi l’inaspettato con Forza Italia che ha scelto di votare in favore di un emendamento all’articolo 17. Cosa che ha indispettito le altre forze di opposizione e ogni partito ha deciso di procedere per proprio conto. “Oggi Forza Italia ha resuscitato – si legge in una nota dei pentastellati- il patto del Nazareno versione ter andandosi ad aggiungere alla stampella dei verdiniani che stanno votando questa riforma assieme al governo”. Pronta la risposta di Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia, che ha spiegato che il voto sull’emendamento è stato fatto per ragioni tecniche. Fatto sta che quel voto segna per molti uno spartiacque. Tanto che alla fine le opposizioni, in segno di protesta, hanno ritirato tutti gli emendamenti ritenendo inutile la finta discussione in Aula. Renzi però non può sorridere. Nel corso della votazione a un emendamento M5s all’articolo 12, la maggioranza è scesa a 143. Solo 17 voti di scarto.