Il Sud Sudan piange ancora: 200 morti

Le truppe dell’ex vicepresidente del Sud Sudan Riek Mashar, uno dei leader dei ribelli, hanno massacrato centinaia di civili, su base etnica, nella città di Bentiu, una importante località petrolifera. Lo ha annunciato l’Onu a Giuba. In particolare oltre 200 persone sono state massacrate in una moschea e decine di diverse chiese. Da metà dicembre i ribelli combattono contro l’esercito fedele al presidente Salva Kiir.

 

«I ribelli hanno preso d’assalto diversi luoghi dove avevano trovato rifugio centinaia di civili tra sud sudanesi e stranieri e hanno ucciso centinaia di civili dopo averne accertato l’etnia o la nazionalità», si legge in un comunicato. I ribelli inoltre hanno dichiarato alla radio locale che alcuni gruppi etnici non dovrebbero stare a Bentiu, e hanno chiesto agli uomini di violentare le donne di altre comunità, aggiunge la nota.

 

La settimana scorsa, secondo l’Onu, è stata la più nera del travagliato Paese più giovane della terra, attraversato da una guerra civile che imperversa da quattro mesi. Una razzia armata per il bestiame e il successivo scontro con le forze dell’ordine avevano provocato oltre 100 morti, due giorni dopo un massacro di una cinquantina di civili all’interno di un complesso dell’Onu.