Sono davvero lontani i tempi degli show di Matteo Salvini sui migranti e della politica del muro contro muro con l’Europa. A suonare il nuovo spartito è il ministro dell’interno Luciana Lamorgese che ieri, davanti alla Comitato Schengen, ha spiegato per filo e per segno la nuova strategia del governo giallorosso in fatto di migranti. Anziché vuoti slogan si è badato al sodo annunciando che i prossimo sforzi dell’esecutivo saranno improntati sul potenziamento degli accordi di redistribuzione con gli altri Paesi Ue e, soprattutto, sulle politiche di rimpatrio che a dispetto delle parole del Capitano, dati alla mano sono state un fragoroso flop.
L’ACCORDO DI MALTA. Un discorso lungo e pieno di spunti in cui, a differenza di quanto potrà sostenere qualcuno, l’Italia ha tenuto la schiena dritta senza rinunciare a dire anche parole scomode nei confronti degli altri partner europei. A partire dalla necessità di spingere sull’accordo di Malta con cui, non più tardi di un mese fa, Italia, Francia e la Valletta, hanno trovato un’intesa sui rimpatri. Un primo passo che, come spiega il ministro dell’Interno, non può bastare perché “bisogna rinnovare il sistema d’asilo europeo intervenendo, in ossequio all’obbligo di solidarietà, sul principio del Paese di primo approdo su cui si fonda il Regolamento di Dublino.
Lo stallo del negoziato sulla riforma del Regolamento condiziona negativamente anche l’iter delle altre proposte legislative sul sistema comune d’asilo. Il Governo spingerà in Europa per un chiarimento a livello politico ed il momento appare favorevole” ha tuonato la Lamorgese. Proprio in tal senso ci sono stati passi in avanti perché “altri Paesi Ue stanno manifestando una posizione favorevole all’accordo di Malta. L’aspetto volontario è quello che riguarda la rotazione dei porti. Per chi firmerà il pre accordo, che poi diventerà un accordo definitivo, le quote saranno obbligatorie. Non le abbiamo indicate ora perché non sappiamo quanti Stati parteciperanno”.
RIMPATRI E ASILI. Il Governo italiano ha però in mente di puntare soprattutto sulle politiche di rimpatrio degli irregolari che stanno avendo “un tasso insufficiente che rischia di inficiare lo stesso sistema di deterrenza”. Proprio per questo, spiega il ministro, l’Italia intende chiedere “una più intensa azione della Ue” sia per la negoziazione di nuovi accordi sia per il rimpatrio dei migranti già presenti. A fronte di un calo dei clandestini, si è verificato anche un crollo verticale delle richieste d’asilo che, dopo il decreto sicurezza firmato dal governo gialloverde, la percentuale dei permessi di soggiorno per protezione umanitaria è arrivata al minimo storico dell’1 per cento.
“Al 31 ottobre, risultano presentate 30.468 domande di asilo, con una diminuzione del 35% – ha riferito il ministro – Le Commissioni hanno esaminato 81.162 istanze, riconoscendo la protezione internazionale nel 18% dei casi, di cui l’11% per status di rifugiato e il 7% per protezione sussidiaria. I dinieghi sono stati pari al 66% delle domande. La protezione umanitaria è stata concessa all’1% delle posizioni esaminate”.
PATTI CHIARI PER TUTTI. A differenza di quanto potrebbe sostenere qualcuno, la Lamorgese non intende arretrare neanche sul fronte delle Ong. Anzi, al Comitato ha spiegato di stare valutando eventuali integrazioni al codice di autoregolamentazione per le navi umanitarie varato tre anni fa dall’allora ministro Minniti.