Il vero effetto delle urne. L’Esecutivio adesso è più solido. Il Pd ha nuova forza elettorale e i 5S i numeri in Aula. Le polemiche continuano ma il ritorno ai seggi è lontano

Il Governo giallorosso è più forte. Dopo aver trasformato le elezioni in Emilia Romagna in un referendum sull’esecutivo e averlo perso, Matteo Salvini non può più tentare la spallata e sono finite bagnate anche le polveri di Matteo Renzi, che al pari delle altre forze di maggioranza non vuole andare alle urne ma sta da tempo cercando di logorare il premier Giuseppe Conte, cercando di cambiare il vertice di Palazzo Chigi. E ora per i due principali alleati del Conte2, il Pd e il Movimento 5 Stelle, è tempo di spingere sull’acceleratore delle riforme, per poter presentare ai rispettivi elettorati dei risultati che diventano gli unici in grado di ridimensionare realmente l’ondata sovranista.

AVANTI TUTTA. Conte può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Pesanti per lui le ultime settimane, vissute con la costante spada di Damocle del risultato in Emilia e costretto a cercare di ripetere più a se stesso che agli altri che comunque fossero andate le cose il Governo sarebbe andato avanti. Può finalmente pensare alla fase due. Quella già promessa durante la messa a punto della Manovra. Il premier ha quindi subito sottolineato che l’esecutivo è più che mai stabile, invitando gli alleati a smetterla con gli “smarcamenti e le bandierine”. Il presidente del Consiglio chiede unità. Fondamentale per ottenere dei risultati significativi. Conte si è inoltre tolto qualche sassolino dalla scarpa, sostenendo che “il vero sconfitto” è Salvini, sostenendo che ha “condotto una campagna elettorale indegna”. Per quanto riguarda il risultato ottenuto dal Movimento 5 Stelle, ampiamente previsto tra l’altro, il premier non ha glissato e ha ammesso che non è un risultato soddisfacente, facendo però notare che “i numeri in Parlamento sono diversi”.

IL DAY AFTER. Il Pd dal canto suo, dopo aver incassato brucianti sconfitte, davanti al ridimensionamento della Lega e alla conferma di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna, ha cercato di rivendicare più peso nell’esecutivo. “è giusto che oggi si usi questo risultato per modificare l’asse politico del governo su molte questioni. Ad esempio il M5S, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l’attività di governo”, ha dichiarato il vicesegretario Andrea Orlando. A fargli eco il segretario Nicola Zingaretti, rilanciando l’obiettivo di costruire un “campo progressista” che ruoti attorno ai dem ed evidenziando la necessità di “aprire una fase di rinnovamento” del partito. “Abbiamo provato che la subalternità a M5S era una stupidaggine”, ha aggiunto. Ma il Pd come il Movimento 5 Stelle e lo stesso Renzi, seppure quest’ultimo continui a scalpitare cercando di ritagliarsi maggiori spazi, non pensano minimamente a far cadere l’esecutivo. L’orizzonte potrebbe diventare davvero quello di legislatura.