Pugno duro con i golpisti che hanno assaltato le istituzioni in Brasile. Già effettuati oltre 400 arresti e la Corte Suprema ha deciso di destituire il governatore di Brasilia. E Bolsonaro nega ogni responsabilità

In Brasile arrestati oltre 400 golpisti e la Corte Suprema ha deciso di destituire il governatore di Brasilia

Pugno duro con i golpisti che hanno assaltato le istituzioni in Brasile. Già effettuati oltre 400 arresti e la Corte Suprema ha deciso di destituire il governatore di Brasilia. E Bolsonaro nega ogni responsabilità

Dopo il caos, in Brasile è iniziata la caccia ai responsabili del tentato golpe per destituire il presidente Lula. Al momento sarebbero già più di 400 gli arrestati che ieri – e per alcune ore – hanno assediato il Parlamento, il palazzo presidenziale e la Corte Suprema.

Chiesto anche l’arresto per l’ex responsabile della sicurezza dell’ex presidente Bolsonaro, ora responsabile del distretto della capitale e che al momento si trova negli Stati Uniti.

Proprio quest’ultima, con la decisione del giudice Alexandre de Moraes, ha rimosso per 90 giorni il governatore della regione di Brasilia, Ibaneis Rocha, il quale dopo i disordini aveva detto che i facinorosi “pagheranno per i crimini commessi. Continuiamo a lavorare per ristabilire l’ordine”.

Bolsonaro nega responsabilità

Intanto è scoppiata la bufera nei confronti dell’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, che nega responsabilità nell’assalto. Dopo ore di silenzio a seguito del tentato golpe, ha parlato via social respingendo le accuse di aver  – in qualche modo – orchestrato o alimentato le violenze: “Io rispetto la democrazia e condanno quello che è successo”.

“Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. Invece, i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come avvenuti oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali”. Bolsonaro poi ha assicurato che durante il suo mandato ha “sempre rispettato la Costituzione, difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la sacra libertà. Inoltre ripudio le accuse, senza prove, che l’attuale capo dell’Esecutivo del Brasile mi ha attribuito”.

Il presidente Lula promette punizioni esemplari

Da parte sua il presidente Lula ha definito gli assalitori come “vandali e fascisti fanatici” per poi assicurare che “li troveremo tutti e saranno tutti puniti in modo tale che nessuno oserà più compiere simili nefandezze con una bandiera del paese sulla schiena o indossando la maglia della nazionale fingendo di essere un patriota”.

Lula, concludendo, ha sottolineato anche che “chi ha finanziato queste manifestazioni pagherà per questi atti irresponsabili e antidemocratici”.

Le reazioni internazionali

“Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane”. Così su Twitter il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

“Gli assalti al Congresso, alla Corte suprema e al palazzo presidenziale del Brasile rappresentano il secondo tentativo in pochi anni di rovesciare con la forza le fondamenta e i simboli stessi delle Istituzioni democratiche. Questi gravissimi episodi non possono dunque essere considerati come occasionali o isolati. La violenza vista a Capitol Hill nel 6 gennaio 2021, così come quella registrata ieri a Brasilia, sono figlie degli stessi metodi autoritari e si alimentano dello stesso linguaggio aggressivo dei leader sovranisti”. Lo afferma in una nota Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare del Movimento 5 Stelle e coordinatore del Comitato per i rapporti europei e internazionali del Movimento 5 stelle.

“Condanno fermamente l’assalto alla democrazia in Brasile. Questa è una grande preoccupazione per tutti noi, i difensori della democrazia. Il mio pieno sostegno al presidente Lula eletto liberamente ed equamente”. È quanto scrive su Twitter il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.