Tra attacchi e contrattacchi, torna ad aggravarsi il conflitto in Sudan. Il capo del Consiglio Sovrano e comandante dell’esercito sudanese, generale Abdel Fattah al-Burhan, ha promesso una “vendetta” per i continui attacchi con droni condotti dalle Forze di Supporto Rapido (RSF) su Port Sudan, in corso da quattro giorni.
“Procederemo verso il raggiungimento dei nostri obiettivi, che sono sconfiggere la milizia – ovvero le Forze di Supporto Rapido – e coloro che le sostengono e le assistono. Diciamo a tutti quelli che hanno attaccato il popolo sudanese che pagheranno un prezzo altissimo”, ha dichiarato Burhan.
Parole che, secondo diversi esperti di geopolitica, rappresentano un messaggio esplicito – e minaccioso – rivolto al Burkina Faso e agli Emirati Arabi Uniti, accusati da Khartoum di sostenere i ribelli delle RSF nel conflitto contro l’esercito regolare.
In Sudan la crisi si aggrava: Il generale sudanese Burhan promette vendetta per gli attacchi dei ribelli a Port Sudan, ma le milizie lo anticipano e bombardano ancora la città
A queste dichiarazioni di fuoco ha fatto seguito la reazione immediata delle Forze di Supporto Rapido che, anticipando le mosse del generale Burhan, hanno ulteriormente alzato il tiro, causando la morte di almeno sei persone e il ferimento di altre venti in un massiccio attacco con droni contro il campo profughi di Abushouk, a El Fasher, capitale del Darfur settentrionale.
Un’azione a cui, promette Burhan, farà seguito una durissima risposta da parte dell’esercito sudanese.