Inchiesta urbanistica, per i pm Catella trattava come dipendenti Sala e Tancredi. E sul Villaggio olimpico decise tutto lui

Un'ora davanti al Riesame per chiedere l'annullamento dei domiciliari. Ma per i pm Catella era il dominus che comandava sindaco e assessori

Inchiesta urbanistica, per i pm Catella trattava come dipendenti Sala e Tancredi. E sul Villaggio olimpico decise tutto lui

“Un modo padronale, al limite dell’inverosimile, e fuori dalla legge” di “interagire con la pubblica amministrazione, servendosi come tramite dell’assessore Giancarlo Tancredi, del direttore generale Christian Malangone e del sindaco Giuseppe Sala, che tratta come suoi dipendenti maldestri e poco efficienti”.

Così la procura di Milano ha descritto il modus operandi dell’immobiliarista Manfredi Catella, comparso ieri a davanti al Tribunale del Riesame dove si discuteva il suo ricorso contro la misura cautelare dei domiciliari, sei giorni dopo che gli ultimi tre arrestati, tra cui anche l’ex assessore Tancredi, sono tornati liberi. Il patron di Coima è accusato di corruzione e induzione indebita per l’episodio del Pirellino nell’inchiesta sull’urbanistica milanese. Sulla sua posizione, stando ai termini di legge, i giudici dovranno decidere entro venerdì.

Da Catella “comportamento autoritario e minaccioso”

Nella memoria depositata, i magistrati della Procura sottolineano anche il “comportamento autoritario e pressante e minaccioso” di Catella in merito alla vicenda del Pirellino. Insistendo per la conferma della misura, i pm osservano infatti che “le esigenze cautelari permangono al di là delle dimissioni dello stesso dalle cariche in seno a Coima” in quanto “l’insieme degli elementi di prova” dimostrano “in maniera lampante” che il patron di Coima è stato “sempre in strettissimo contatto con i vertici della politica e dell’amministrazione del Comune con i quali condivide le dinamiche da lui dettate“.

Per i pm sul Villaggio Olimpico ha deciso tutto lui

“Con riguardo alla vicenda del Villaggio Olimpico”, aggiunge la Procura, “stupisce in particolare il fatto che la determinazione dell’assetto economico finanziario sia sostanzialmente delegata a Catella, pur mobilitando l’Accordo di programma (e gli atti ad esso conseguenti), asset, cespiti immobiliari e risorse in gran parte pubbliche”.

“Sul punto – prosegue la memoria – Catella arriva a dettare i tempi per il pronunciamento degli Organi deputati alla gestione dell’Accordo di programma (segreteria tecnica, collegio di vigilanza e, infine, Giunta comunale)”.

Il rapporto con l’architetto Scandurra

“Più avanti, inoltre, si dimostrerà come in realtà gli incarichi di Coima (…) a Scandurra, non tanto o non solo il pagamento delle fatture costituiscono la vera utilità, quanto i tempi nei quali maturano, e il fatto che Coima tra gli oltre 10mila architetti milanesi sceglie proprio Scandurra, evidentemente per la sua posizione di componente della commissione per il paesaggio”, sottolineano i pm Marina Petruzzella e Paolo Filippini.

Fatture in cambio di pareri favorevoli

Per i pubblici ministeri, inoltre, “il lavoro del professionista si rivela propizio per la natura dei pareri resi in commissione, incidentalmente favorevoli a Coima” e “la stessa documentazione contrattuale e la lettura delle fatture effettuate da Catella e da Scandurra, a sostegno della trasparenza e liceità del loro operato, dimostra al contrario la pretestuosità e strumentalità corruttiva degli incarichi conferiti da Coima a Scandurra”. Incarichi che, secondo l’accusa, sarebbero iniziati nel febbraio 2022.

Tramite i suoi legali, Catella ha invece sostenuto che la fattura da 28.500 euro emessa a luglio 2023 dallo studio di Scandurra nei confronti di Coima Sgr, “non è affatto falsa”, a differenza di quanto sostenuto dal gip per il quale era “funzionale unicamente a giustificare” il patto corruttivo tra Catella e l’ormai ex membro della commissione Paesaggio.