India e Pakistan sull’orlo della guerra: Nuova Delhi sferra la rappresaglia per l’attentato in Kashmir e Islamabad risponde contrattaccando

India e Pakistan sull’orlo della guerra: Nuova Delhi sferra la rappresaglia per l'attentato in Kashmir e Islamabad risponde contrattaccando

India e Pakistan sull’orlo della guerra: Nuova Delhi sferra la rappresaglia per l’attentato in Kashmir e Islamabad risponde contrattaccando

Prima l’attentato terroristico nel Kashmir indiano, poi le minacce del governo di Nuova Delhi alle autorità di Islamabad, accusate di averlo pianificato, e infine la pioggia di missili dell’India che si è abbattuta sul Pakistan causando morte e devastazione. Che la tensione tra i due Paesi fosse alta lo aveva anticipato, qualche giorno prima, il ministro dell’Informazione pachistano Attaullah Tarar, dichiarando di aver ricevuto “informazioni di intelligence credibili” che indicavano un possibile e imminente attacco da parte delle forze armate indiane.

E questo, malgrado i reiterati appelli alla moderazione da parte delle Nazioni Unite, si è concretizzato con un fitto lancio di missili che ha colpito nove obiettivi nella parte del Kashmir controllata dal Pakistan. A darne notizia è stato il ministero della Difesa di Nuova Delhi, affermando che il blitz ha preso di mira la leadership dei gruppi terroristici Jaish-e-Mohammed e Lashkar-e-Taiba, ritenuti responsabili dell’attacco terroristico di Pahalgam, in cui, il 22 aprile, hanno perso la vita 26 civili indiani.

Una controffensiva, almeno stando a quanto dichiarato dall’esercito indiano, che, secondo le autorità pakistane, avrebbe causato “almeno 31 vittime civili, tra cui donne e bambini” e che “non resterà impunita”. Parole che non sono rimaste solo sulla carta, perché Islamabad ha effettivamente reagito sparando colpi di artiglieria verso la parte del Kashmir sotto il controllo indiano, distruggendo alcune postazioni militari di Nuova Delhi e causando almeno 7 vittime civili e 30 feriti.

India e Pakistan sull’orlo della guerra: Nuova Delhi sferra la rappresaglia per l’attentato in Kashmir e Islamabad risponde contrattaccando

Un’escalation preoccupante, tra due Paesi rivali entrambi dotati di armi nucleari, che sta spaventando e indignando il mondo. Tra i primi a commentare questa ennesima crisi globale è stato il presidente americano Donald Trump, che non ha esitato a definire “una vergogna” l’attacco dell’India contro il Pakistan, aggiungendo di immaginare “che la gente sapesse che sarebbe successo qualcosa, basandosi un po’ sul passato”, poiché i due Paesi “combattono da molto tempo”, ma che questa crisi deve “finire al più presto”.

Critiche anche dai leader dell’Unione Europea, che temono l’esplosione di un nuovo sanguinoso conflitto, e dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che si è detto “molto preoccupato per le operazioni militari indiane lungo la Linea di Controllo e il confine internazionale”. Per il vertice dell’Onu, “il mondo non può permettersi uno scontro militare tra India e Pakistan”, invitando “entrambi i Paesi a dare prova di moderazione militare”. Un appello che, almeno per il momento, sembra caduto nel vuoto, visto che la tensione nell’area continua a salire.

Si teme un nuovo conflitto

Del resto, le autorità di Islamabad, dopo l’attacco subito – in cui affermano siano state colpite alcune moschee ed è stata danneggiata perfino la centrale idroelettrica di Neelum Jhelum – e nonostante un primo contrattacco, continuano ad alzare la voce con dichiarazioni che sembrano preludere all’inizio di un conflitto con l’India.

“L’astuto nemico ha compiuto vili attacchi in cinque località del Pakistan. Il Pakistan ha tutto il diritto di rispondere con forza a questo atto di guerra imposto dall’India, e una risposta forte è stata data. L’intera nazione è al fianco delle forze armate pakistane e il morale e lo spirito della nostra gente sono alti. La nazione e le forze armate sanno come affrontare il nemico. Non permetteremo mai che raggiunga i suoi obiettivi nefasti”, ha scritto su X il primo ministro pachistano Shehbaz Sharif.

Gli ha fatto eco il ministro della Difesa, Khawaja Asif, che ha riferito di un “primo contrattacco” pakistano sul territorio indiano, in cui avrebbero perso la vita sette persone, aggiungendo che le forze di difesa del Paese a maggioranza musulmana hanno respinto un secondo attacco dell’India, abbattendo cinque jet da guerra e alcuni missili.

La speranza inattesa

Difficile prevedere come evolverà la situazione, anche se, fortunatamente, si registrano dichiarazioni apparentemente distensive da entrambe le parti. Dopo l’attacco missilistico nel Kashmir pakistano, l’esercito indiano – fedele al primo ministro Narendra Modi, che ha sospeso tutti i suoi incontri diplomatici per seguire la crisi in corso – ha esultato affermando che “giustizia è stata fatta”.

Parole, quelle di Nuova Delhi, che sembrano indicare la volontà di non alzare ulteriormente il tiro. Dello stesso tenore la risposta del ministro della Difesa pachistano Khawaja Asif, che alla rete CNBC TV18 ha dichiarato che “il Pakistan non cerca la guerra”, spiegando che “le nostre forze sono pronte, ma siamo altrettanto pronti a esercitare moderazione, a condizione che l’India cessi la sua campagna militare in corso. Se lo farà, lo faremo anche noi”.