Come al solito la macchina della propaganda del governo sui dati relativi all’occupazione non si ferma mai. Peccato che sia selettiva e scelga solo i numeri buoni trascurando quelli che mettono in rilievo le criticità del mercato del lavoro. “I numeri sul lavoro parlano chiaro e ci spronano a fare sempre meglio”, scrive di buon mattino la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sui social commentando i dati Istat in cui si compara il dato di agosto 2022 pari al 60% degli occupati, con quello di agosto di quest’anno al 62,6%.
Il Rapporto Inps che smonta la propaganda del governo sul lavoro
Poco dopo però arriva la doccia fredda dell’Inps. Crollano le pensioni anticipate, dopo che le Manovre del governo Meloni hanno reso i criteri di accesso a Quota 103 e a Opzione donna più severi. Aumentano gli occupati ma si tratta di un’occupazione precaria e povera. I salari sono ancora più bassi per le donne che per gli uomini. Crescono i beneficiari della disoccupazione e cresce il ricorso agli ammortizzatori sociali. Si conferma la stretta alle misure di contrasto alla povertà con lo smantellamento del Reddito di cittadinanza.
Crollano le pensioni anticipate
Calano le pensioni anticipate nel 2024 con il crollo di Quota 103 e Opzione donna. Si riduce nettamente – si legge nel Rendiconto sociale Inps presentato dal Civ dell’Istituto, il numero dei beneficiari di Opzione Donna (che passano dai 26.427 del 2022 ai 4.784 del 2024) e delle Quote (da ultimo Quota 103 con il ricalcolo contributivo che ha visto la liquidazione di 1.154 assegni rispetto ai 112.982 liquidati con Quota 100 nel 2021).
Diminuiscono inoltre i trattamenti di Ape sociale (da 19,461 a 17.429) e i trattamenti a favore dei lavoratori precoci (da 11.133 a 8.645). Aumentano solo quelli collegati ai lavori usuranti (da 1.856 a 2.249).
Più occupati ma precari e poveri
Lo scorso anno si chiude con un saldo positivo di 363 mila contratti (8,1 milioni di assunzioni contro 7,7 milioni di cessazioni). Ma quelli a termine rappresentano l’80,4% dei nuovi contratti. Le entrate contributive salgono del 5,5%, ma “non in misura proporzionale alla crescita occupazionale”. Un’ulteriore conferma che crescono gli occupati ma i salari restano al palo.
Impennata di Cig e ammortizzatori sociali
Cresce il ricorso alle prestazioni di disoccupazione per cessazione dei rapporti di lavoro i cui beneficiari passano da 3.292.551 a 3.378.039 (+ 85.488 lavoratori pari al 2,6%). E aumenta anche il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, che passa da 126.523.374 ore realmente utilizzate nel 2023 a 151.375.984 ore nel 2024 (+19,6%).
Nel complesso aumentano anche i beneficiari di ammortizzatori sociali per sospensione del lavoro che passano dai 776.444 del 2023 ai 892.533 del 2024 (+116.089 lavoratori pari al 15%).
Nel corso dello scorso anno sono state accolte 804.828 domande di Assegno di Inclusione e 119.645 domande di Sostegno per la Formazione ed il Lavoro, inferiori rispetto al numero di prestazioni per reddito e pensione di cittadinanza erogati nel 2022, pari a 1.039.700.
Gap salariale tra uomini e donne
Si conferma infine il gap salariale. I salari delle donne restano in modo significativo più bassi di quelli degli uomini con una media di circa il 25% in meno. Nel 2023 la media nazionale delle retribuzioni dei lavoratori nel settore privato si attesta a 107,5 euro giornalieri per gli uomini e a 79,8 euro per le donne.
I settori con le retribuzioni più elevate sono le Attività finanziarie e assicurative, con 216,7 euro per gli uomini e 147,3 euro per le donne, seguite dalla Fornitura di energia (171,4 euro per gli uomini e 145,6 euro per le donne) e dall’Estrazione di minerali da cave e miniere (168,2 euro per gli uomini e 174,2 euro per le donne). Fra le attività a maggior addensamento di addetti, la manifattura registra un importo medio di 119 per gli uomini e 95,3 per le donne, il commercio 92,3 per gli uomini e 79,9 per le donne, i servizi di alloggio e ristorazione 65,6 per gli uomini e 54,9 per le donne.