Intesa sulle regolarizzazioni dei migranti. Passa la linea dei Cinque Stelle: no alla sanatoria indiscriminata

Sbrogliare la matassa della regolarizzazione dei lavoratori stranieri era diventato ogni ora più difficile. Fino all’accordo annunciato a tarda notte, di cui solo oggi si conosceranno i dettagli, e trovato al termine di una giornata convulsa. Un accordo che sembra certo riguardi anche il nodo dei migranti. Sul quale i Cinque Stelle erano stati chiari: no ad ogni ipotesi di sanatoria indiscriminata. Ieri, in mattinata una nota di Palazzo Chigi aveva precisato che sulla “sintesi politica” raggiunta domenica notte il M5S “si sta legittimamente interrogando, senza che questo stia provocando irritazione o malumore” del premier Giuseppe Conte.

Il capo politico del M5S Vito Crimi (nella foto) – presente al vertice notturno – ha replicato rispedendo, di fatto, al mittente la tesi della “sintesi”. “La verità – ha detto – è che avevo dato a nome del M5S la disponibilità a modificare i testi al fine di trovare una soluzione condivisa da tutte le parti. Benché migliorati, i testi non hanno ancora incontrato la mia approvazione”. E ancora: “Ritengo che ogni eventuale regolarizzazione debba passare da un contratto di lavoro regolare, e non viceversa”. Per Crimi lo scudo penale al datore di lavoro è inconcepibile. I dem e Iv non demordono: il reato di caporalato è già escluso.

I 5 Stelle non sono peraltro compatti: l’ala che fa capo a Roberto Fico e che tifa per l’accordo si oppone all’ala rigorista che non intende retrocedere di un millimetro. Tra questi ultimi c’è il sottosegretario Carlo Sibilia che vorrebbe togliere la norma dal decreto. In mezzo quanti propongono di rinviare la soluzione del rebus al Parlamento. “L’atteggiamento dei 5 stelle è ingiustificato”, dicono i senatori dem. “Irricevibile”, sentenzia Matteo Orfini. “Un accordo al ribasso sulla regolarizzazione sarebbe inaccettabile”, dichiara il senatore di Leu Francesco Laforgia.

La nota di Palazzo Chigi chiarisce quale sia la posizione del premier: “Regolarizzare per un periodo determinato immigrati che già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato, contrastare il lavoro nero, effettuare controlli sanitari e proteggere la loro e la nostra salute tanto più in questa fase di emergenza sanitaria”. E aggiunge: “Questo tema è così complesso che non si lascia filtrare dalle tradizionali distinzioni ideologiche destra/sinistra, visto che, in passato, provvedimenti di regolarizzazione di cittadini immigrati molto consistenti sono stati approvati da governi di centrodestra”. Poi in tarda serata si è trovata la quadra.