Inviata la lettera alla Commissione Ue. Finiti i tempi dell’Italia col cappello in mano. Meno deficit grazie ai tagli. Già trovati due miliardi

Alla vigilia del Consiglio europeo che si terrà oggi e domani il governo svela qualche carta con cui giocherà in Europa la partita per evitare la procedura d’infrazione per debito eccessivo. Al Consiglio dei ministri è previsto l’inizio della discussione della legge di assestamento di bilancio attesa entro la fine del mese. “Con il ministro dell’Economia Giovanni Tria abbiamo in animo di portare una bozza di assestamento per certificare il monitoraggio dei conti pubblici e dimostrare con un documento ufficiale che le nostre stime hanno il sopravvento su altre”, ha annunciato il premier. Ovvero mostrare a Bruxelles che l’Italia rispetterà i vincoli di bilancio, facendo segnare nel 2019 un deficit al 2-2,1% del Pil, al di sotto del 2,4% previsto nel Def.

ASSI NELLA MANICA. Un’impresa possibile grazie ai risparmi provenienti da reddito di cittadinanza e quota 100 e al positivo andamento delle entrate. Non solo. Il governo è pronto, mettendo nero su bianco, a dirottare i due miliardi “congelati” nell’ultima manovra al taglio del deficit. E in cantiere ci sarebbero altri “accantonamenti”, per esempio sui risparmi futuri garantiti sempre dalle misure bandiera del governo gialloverde. Ma su questo punto gli ostacoli sono politici. Ieri è stata anche la giornata delle rassicurazioni, quella in cui il governo ha provato a fare quadrato intorno al dossier europeo che tiene col fiato sospeso il Colle. Ed è proprio a Sergio Mattarella, nella consueta colazione pre-Consiglio Ue (“clima disteso” e “senza nessuna discussione”), che il premier ha assicurato: il governo è unanime nel voler evitare la procedura d’infrazione.

GLI INCONTRI. Nel corso di tutta la giornata – segnata dall’informativa di Conte alle Camere sulla due giorni che lo attende in Europa – ci sono stati ripetuti incontri tra il premier e i suoi ministri. Sul tavolo la lettera da inviare a Bruxelles e la posizione da tenere con l’Europa. Un assaggio si è avuto nelle parole di Conte. Tutti determinati a evitare la procedura d’infrazione – ha detto il presidente del Consiglio- ma allo stesso tempo “ben convinti della nostra politica economica”. E ancora: “L’Italia intende rispettare le regole europee” senza rinunciare a “una riflessione incisiva su come adeguare le regole stesse affinché l’Unione assicuri un effettivo equilibrio tra stabilità e crescita”. Una linea di prudenza ma anche di coraggio, come chiedono Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

PROGETTI FUTURI. La prospettiva cui guardano i vicepremier è la manovra del 2020 che vorrebbero espansiva. Ma nell’equilibrio dei conti hanno finora frenato Tria e il premier. “Stiamo lavorando giorno e notte con i tecnici per uno shock fiscale”, assicura Salvini. Che attacca: “Alcuni vincoli sono stati studiati a tavolino per aiutare Parigi e Berlino ma governi fessi non ci sono più”. Nella risoluzione di maggioranza presentata e approvata alla Camera M5S-Lega impegnano il governo a favorire uno spirito di dialogo con l’Europa, “assicurando che venga preservata la sostenibilità delle finanze pubbliche in un quadro di non aumento e di progressiva riduzione della pressione fiscale” e” senza attuare manovre recessive”.

Si chiede anche di avviare “un dibattito nelle istituzioni europee al fine di riformare i parametri di stabilità” e “l’abolizione del riferimento al saldo strutturale”. Conte replica: “Piuttosto che riformare il parametro di stabilità sarebbe più corretto ‘il Patto di stabilità e di crescita’” e più che “abolizione” suggerisce una “revisione”. Piccole sfumature, le chiama il premier con cui di fatto rivendica per sé il mandato pieno a trattare con l’Europa. Partendo da oggi con il Consiglio presieduto da Donald Tusk.