Isolata la giovane marmotta. Grillo mette all’angolo Di Battista. Scongiurato il rischio di una scissione nel Movimento. Pochi seguirebbero l’ex deputato spinto da Casaleggio jr.

Nell’agosto dello scorso anno Beppe Grillo era intervenuto per fermare “la calata dei barbari” e dire no a un immediato ritorno al voto. Un intervento provvidenziale che contribuì alla nascita del governo giallorosso. Con la stessa rapidità e la stessa virulenza qualche giorno fa è sceso in campo per stoppare i progetti di Alessandro Di Battista. Che ha lanciato il guanto di sfida al premier (ma lui nega: “Che io sia contro Giuseppe Conte è una stupidaggine totale”) e l’idea di un Congresso. “Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto…ma ecco l’assemblea costituente delle anime del Movimento. Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film ‘Il giorno della marmotta’”, dice Grillo. Un intervento duro in cui viene sconfessata la richiesta di un congresso il prima possibile.

FUORI DAL TEMPO. Una tempistica quella indicata da Di Battista per indire gli Stati generali o congresso, che dir si voglia, che non è andata giù a tanti. Sulla proposta arriva l’alt di Luigi Di Maio. Il Congresso? “Semplicemente non credo che sia questa la priorità per l’Italia”, dice secco. “Mai come in questo momento di grande difficoltà per l’Italia e il mondo intero serve essere uniti e non divisi. Se potrò dare una mano, ci sarò”, promette l’ex capo politico del Movimento Cinque Stelle e ministro degli Esteri. Ricandidarsi alla leadership? “Penso a lavorare per gli italiani. Faccio il ministro e cerco di servire il Paese nel migliore dei modi”. La verità è che Grillo è sceso in campo per blindare i Cinque Stelle di governo e l’intesa col Pd.

“Quando parla Grillo è legge”, taglia corto, tra Camera e Senato, più di qualcuno tra i maggiorenti del Movimento. Non c’è dubbio, peraltro, che le fibrillazioni in casa dei pentastellati con le voci di scissioni impensieriscano anche le altre forze di governo alle prese con temi già divisivi: dal Mes ad Autostrade. Con Di Battista sono schierati le due ex ministre Barbara Lezzi e Giulia Grillo (entrambe non hanno gradito la mancata conferma a ministro con il passaggio dal governo gialloverde a quello giallorosso) oltre all’europarlamentare Ignazio Corrao, e pochi altri, sdrammatizzano alcuni. Il grosso dei gruppi parlamentari è immune.

CONTE SI CHIAMA FUORI. Eppure c’è chi sostiene che stia nascendo una vera e propria corrente, al Senato soprattutto. Il vero alleato su cui può contare Dibba è Davide Casaleggio. Ma il punto centrale è che Grillo sta dalla parte opposta alla loro. E ora anche Di Maio ha dato segnali importanti. Di Battista ne prende atto cristianamente: “Ho parlato di congresso e delle mie idee e Beppe mi ha mandato a quel paese. Io ho delle idee e, se non siamo d’accordo, francamente, amen…”. Paola Taverna, vicina al fondatore, propone un direttorio che metta assieme tutte le anime del Movimento, Di Battista compreso. C’è chi a suo tempo, come Stefano Buffagni, aveva lanciato la creazione di un politburo con lo schema “6+1”. Un “ufficio politico” che comprenda la figura di un leader.

Ieri la Taverna ha proposto un modello di governance diffusa molto simile a quello del collega. Si parla anche di un “comitato di transizione”, con Crimi che come ultimo atto della reggenza potrebbe intestarsi la partita sul “mandato zero”. Ma Dibba non vuol sentir parlare di collegialità. Vuole tornare da “capo”. C’è anche chi temendo la deriva e il pericolo scissione invoca il ritorno di Grillo come leader politico. E chi invece sogna Conte come futuro capo del Movimento. Ma punzecchiato dai cronisti, con garbo, il premier si sfila. “Non credo sia opportuno e non mi sento di valutare vicende interne a una forza politica che sostiene la maggioranza. Ho iniziato questo ruolo facendo un’altra occupazione lo dico a chi mi inserisce nei sondaggi e lo dico anche ai miei compagni di viaggio. Se dovessi tornare a fare quel che facevo sarò felicissimo, non ci sarà un problema di uno spazio da trovare per me”.

E dice che “no, non ho sentito Grillo”. Obiettivo del premier è mettere in sicurezza il governo. Quello di Grillo pure. La sfida di Di Battista si complica. Lui peraltro non molla e provocatoriamente a volere ricordare le battaglie di origine o in segno di tregua, non si capisce, rilancia sui social un pezzo del fondatore sull’acqua pubblica. Oggi dovrebbe tenersi una riunione dei membri del governo del M5S. Ufficialmente sul piano del ministro Pisano ma è probabile si affronti il caso Dibba.