Da un lato, il fragile cessate il fuoco tra Israele e Iran, che rischia di saltare a causa delle reciproche violazioni della tregua; dall’altro, i raid sulla Striscia di Gaza, che continuano a mietere vittime innocenti nel silenzio generale dell’Occidente. Sono ore delicate per il Medio Oriente, dove tutti stanno trattenendo il fiato davanti alle accuse incrociate tra Tel Aviv e Teheran su presunti attacchi che i rispettivi eserciti avrebbero lanciato a tregua già iniziata.
Che qualcosa sia davvero successo lo ha detto molto chiaramente il presidente americano, Donald Trump, che ha accusato sia Israele che l’Iran di aver violato il cessate il fuoco, da lui stesso annunciato con grande entusiasmo soltanto poche ore prima. Si è detto “profondamente insoddisfatto” dell’atteggiamento di entrambi i Paesi, ma soprattutto di Benjamin Netanyahu, tanto da aver invitato lo Stato ebraico a “non sganciare altre bombe”, affermando: “Se lo fate, è una grave violazione. Riportate a casa i vostri piloti, ora!”.
Incalzato dai giornalisti, presenti in massa alla Casa Bianca, il tycoon ha ulteriormente precisato che, alla luce di quanto sta accadendo – e per disinnescare una nuova eventuale escalation – “devo trovare il modo per far calmare Israele adesso. Vedrò se riesco a fermare” le loro operazioni militari sull’Iran.
Un intervento che ha avuto successo, visto che lo stesso presidente americano, poco dopo, ha fatto sapere di aver avuto un’accesa conversazione con Netanyahu, convincendolo a “rinunciare a nuovi attacchi, facendo tornare a casa i caccia che erano già in volo”.
Israele e Iran si scambiano colpi proibiti e mettono a rischio la tregua. E intanto a Gaza continua la strage di civili in fila per ricevere cibo e acqua
Come spesso accade quando inizia una fragile tregua, le schermaglie tra i contendenti – in questo caso Iran e Israele – non si sono subito fermate. Anzi, sono proseguite nelle ore immediatamente successive all’inizio dello stop ai combattimenti.
A far scattare l’allarme sono state le Forze di Difesa israeliane (IDF), che hanno affermato di aver “identificato missili lanciati dall’Iran verso il territorio dello Stato di Israele”, nonostante il cessate il fuoco, aggiungendo che la minaccia è stata disinnescata dai “sistemi difensivi”.
Dichiarazioni a cui hanno fatto seguito quelle del ministro della Difesa, Israel Katz, che ha subito annunciato di aver “ordinato all’IDF di rispondere con decisione alla violazione del cessate il fuoco da parte dell’Iran con attacchi potenti contro obiettivi del regime nel cuore stesso di Teheran”. Un tentativo che, fortunatamente, è stato sventato da Trump con una telefonata a Netanyahu.
Accuse di violazione degli accordi a cui ha risposto il regime degli ayatollah, smentendo con forza di aver lanciato missili verso Israele dall’inizio della tregua, e sostenendo invece che a violare l’accordo sarebbe stato Israele con un raid che ha causato la morte di nove persone e il ferimento di altre 33 nella provincia di Gilan. Insomma, la situazione resta tesa e non si può escludere che nelle prossime ore ci saranno altri scontri. Ma soprattutto grazie all’intervento deciso di Trump, che ha intimato a entrambi i Paesi di rispettare i patti, tutto lascia presagire che la tregua, alla fine, reggerà.
La mattanza dimenticata di Gaza
In attesa di capire come evolverà la situazione, torna a far rumore l’operazione militare dell’IDF nella Striscia di Gaza, dove – complice il disinteresse dei leader occidentali – si continua a morire.
Una situazione che non sembra destinata a migliorare, visto che il ministro delle Finanze israeliano e leader dell’estrema destra, Bezalel Smotrich, ha usato parole di fuoco: “Abbiamo rimosso una minaccia esistenziale immediata e danneggiato gravemente il regime degli ayatollah iraniani, anche distruggendo decine di obiettivi a Teheran durante la notte. Ora concentriamoci con tutte le nostre forze su Gaza, per portare a termine il compito: distruggere Hamas, restituire i nostri ostaggi e garantire, con l’aiuto di Dio, molti anni di sicurezza a Israele”.
Parole a cui hanno fatto seguito i quotidiani raid israeliani che, a Gaza, hanno causato – secondo le stime fornite dalle autorità sanitarie della Striscia – almeno 51 vittime palestinesi, 25 delle quali erano in fila in attesa di ricevere aiuti umanitari, e il ferimento di oltre 150 civili. Ma mentre i bombardamenti e i blitz dell’IDF continuano a martellare la Striscia, in queste ore torna a riaffiorare una flebile speranza di pace: dal Qatar fanno sapere che, nei prossimi due giorni, il movimento estremista palestinese Hamas e Israele condurranno colloqui indiretti, nella speranza di chiudere un barbaro conflitto che va avanti impunemente da quasi due anni.