Uno scenario che sembrava appartenere ai peggiori incubi della diplomazia internazionale è diventato realtà: Israele ha sferrato un massiccio attacco militare contro l’Iran, colpendo duramente strutture nucleari e vertici della Repubblica islamica. L’operazione, battezzata “Rising Lion”, è stata confermata dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha parlato di un “punto decisivo nella nostra storia”.
Nel mirino, non solo i siti sensibili del programma atomico iraniano, ma anche figure chiave del potere militare e scientifico di Teheran. Tra i nomi eccellenti uccisi figurano Hossein Salami, comandante in capo dei Guardiani della Rivoluzione, Mohammad Bagheri, capo di stato maggiore delle forze armate, e lo scienziato nucleare Fereydoon Abbasi, ex capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica. Ferito gravemente anche Ali Shamkhani, uno dei più stretti consiglieri della Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei.
Netanyahu, in un video diffuso alla nazione accanto ai principali membri del governo, ha dichiarato che “abbiamo colpito il comando superiore, scienziati di alto livello e installazioni nucleari. Non sarà una guerra facile, ma stiamo ottenendo risultati”. Parole che lasciano intendere che l’operazione potrebbe non essere conclusa e che Israele è pronto a reggere un’escalation prolungata.
Israele ha sferrato un massiccio attacco all’Iran, colpiti siti del programma nucleare e strutture militari di Teheran
Le immagini che arrivano da Teheran sono agghiaccianti: almeno 50 feriti, tra cui donne e bambini, sono stati ricoverati all’ospedale Chamran. La televisione di Stato iraniana parla di un attacco “barbaro” che ha colpito anche centri civili. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha confermato che il sito di arricchimento dell’uranio di Natanz è stato colpito e ha dichiarato di monitorare “con profonda preoccupazione” i livelli di radiazione.
La risposta iraniana non si è fatta attendere. I Guardiani della Rivoluzione hanno giurato vendetta, promettendo che “Israele deve aspettarsi una rappresaglia dura e deplorevole”. Il ministero degli Esteri ha invocato l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite per giustificare una risposta militare e ha lanciato un duro monito agli Stati Uniti, accusandoli di complicità: “Senza il loro permesso, questo attacco non sarebbe mai potuto avvenire. Washington sarà ritenuta responsabile delle conseguenze”.
Verso l’escalation
E proprio dagli Stati Uniti arriva la voce del presidente Donald Trump, che ha dichiarato a Fox News di essere stato messo “a conoscenza degli attacchi” prima che accadessero ma che gli Usa non hanno partecipato. Lo stesso ha poi ribadito che “l’Iran non può possedere una bomba nucleare” e auspicando un ritorno alle trattative. Ma le sue parole non bastano a placare l’incendio.
Il segretario generale dell’ONU António Guterres ha condannato fermamente “qualsiasi escalation militare” nella regione, esprimendo “particolare preoccupazione” per gli attacchi a impianti nucleari mentre sono ancora in corso colloqui diplomatici sul programma atomico di Teheran. “Il Medio Oriente non può permettersi una guerra su vasta scala”, ha avvertito, invitando tutte le parti alla massima moderazione.
La comunità internazionale, tuttavia, resta col fiato sospeso. Lo spettro di una guerra regionale — che potrebbe coinvolgere anche Hezbollah, gli Houthi e altre milizie alleate dell’Iran — è più vicino che mai. E con esso, il rischio che il conflitto si allarghi ben oltre i confini del Medio Oriente, trascinando con sé alleati, interessi strategici e l’intero equilibrio globale.
La reazione dell’Iran
Un attacco che a Teheran era largamente atteso tanto che è subito iniziata una controffensiva, con un centinaio di droni che sono stati lanciati verso Israele. Una rappresaglia militare che per Khamenei avrebbe dovuto costringere gli israeliani a “trovare riparo sotto le macerie” ma che si sarebbe rivelata del tutto inefficiente visto che l’esercito israeliano (Idf), con il supporto decisivo degli Stati Uniti, ha intercettato i velivoli senza pilota di Teheran, abbattendoli tutti.
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