Juncker & C. sbagliano i conti. La procedura d’infrazione non sta in piedi. Conte svela i numeri reali. E tira fuori cinque miliardi

La trattativa dell’Italia con l’Ue per schivare la procedura d’infrazione per debito eccessivo corre su un doppio binario. Lo spiega il premier volato a Bruxelles per il Consiglio europeo. C’è quello politico che si riflette nella lettera inviata agli altri 27 paesi membri, al presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. E con Tusk, Juncker e la cancelliera Angela Merkel, Giuseppe Conte si è intrattenuto a margine dei lavori del Consiglio. E il binario tecnico che sta curando il ministro dell’Economia Giovanni Tria.

DOPPIO BINARIO. Su questo fronte si ragiona su un pacchetto di voci che porterebbero il deficit 2019 al 2,1%: entrate tributarie e non (lauti dividendi come quello della Cdp), minori spese da reddito di cittadinanza e quota 100, taglio dei 2 miliardi di spesa congelati nell’ultima manovra. Un tesoretto di circa 5-6 miliardi (che potrebbe salire a 8) da offrire in nome del rispetto delle regole di bilancio e senza manovre correttive. “In Consiglio dei ministri – spiega Conte – abbiamo assunto la delibera preliminare sul congelamento programmato dei 2 miliardi e mercoledì prossimo completeremo con l’assestamento definitivo”.

Dalle misure bandiera di M5S e Lega arrivano 1,3 miliardi destinati, secondo le stime del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, a salire a tre entro la fine dell’anno. Poi ci sono le entrate che certificherà la legge di assestamento di bilancio (circa 3 miliardi) e i 2 miliardi congelati. “Certificheremo che i conti vanno meglio del previsto – ha detto Conte – che siamo intorno al 2,1% e non al 2,5% come prevede la Commissione Ue”. E attacca: “Rappresento un Paese del G7, il terzo paese dell’eurozona, la seconda azienda manifatturiera d’Europa: come si può pensare, come scrive qualche giornalista, che sarei venuto a mani vuote?”.

E poi c’è il binario politico, quello della lettera. “Prenderemo in considerazione la risposta di Conte ma ora una procedura per debito è giustificata. Andiamo a lavorare per evitarla. Ma non lo si fa attraverso commenti sulle regole: lo si fa sul rispetto delle regole”, sentenzia il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. E chi dice che non vogliamo rispettarle? replica il premier, “fin quando non le cambiamo, sono queste”. La lettera ha un contenuto politico, spiega, e mira alla revisione di quelle norme: “Oggi nel Patto di stabilità e crescita c’è molta stabilità e poca crescita”, e questo non va bene. La missiva di Conte è soprattutto una grande arringa in difesa dell’Italia, in cui si spiegano i perché non meritiamo la procedura d’infrazione.

SPENDING REVIEW. Primo, perché dati alla mano, si dimostrerà il rispetto delle regole. Secondo, perché l’Italia soffre la concorrenza sleale da parte di altri paesi Ue (vedi paradisi fiscali e surplus commerciale). “Io voglio competere ma a parità di armi”, dice Conte. E terzo, perché il “nostro Paese ha mantenuto un saldo primario largamente in attivo per oltre venti anni di seguito, ad eccezione del 2009”. Conte nega contrasti con i suoi vicepremier. All’interno della missiva c’è un accenno al taglio delle tasse. Laddove si dice che “Il Parlamento ha invitato il Governo a riformare l’imposta sul reddito delle persone fisiche nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo, per il periodo 2020-2022, definiti nel Programma di stabilità” e “lo ha invitato a evitare gli aumenti delle imposte indirette per il 2020”.

Bruxelles vuole impegni anche sul prossimo anno. “Per il 2020, il Governo ha ribadito che intende conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio”. A tal fine “sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie”. Si legga spending review. Sull’utilizzo anche per il prossimo anno delle misure bandiera del governo gialloverde la questione è squisitamente politica.