Nessuna sorpresa, almeno sul fronte dei tassi. Ma una piccola sorpresa, invece, c’è e riguarda le stime per la crescita dell’area Euro, superiori alle attese. La Bce, riunitasi a Francoforte, ha lasciato invariati i tassi d’interesse ma ha rivisto al rialzo la crescita dell’area Euro per quest’anno, all’1,4%, dimostrando come ad arrancare sia quasi solo l’Italia, in un contesto che ha registrato dati migliori del previsto.
Partiamo dai tassi: invariato al 2% quello sui depositi, così come al 2,15% quello sui rifinanziamenti principali e al 2,40% per i prestiti marginali. Tassi che restano fermai ormai da giugno, dopo le otto riduzioni in un anno che hanno portato a due punti percentuali in meno. Riduzioni che stanno, però, avendo effetti mitigati sui mutui in Italia, con tassi in crescita nonostante un percorso diverso intrapreso dalla Banca Centrale Europea.
La Bce rivede al rialzo le stime di crescita
L’altra notizia è quella riguardante le stime di crescita. Per il 2025 si prevede un +1,4% per l’area Euro, in rialzo rispetto all’1,2% previsto solamente tre mesi fa. Rialzo anche per la stima di crescita riguardante il 2026, con l’asticella portata al +1,2% contro il precedente +1%. E stessa direzione per il 2027, con la crescita rivista al rialzo dall’1,3% all’1,4%. La Bce spiega in un comunicato che “la crescita economica dovrebbe essere più sostenuta rispetto alle proiezioni di settembre, trainata in particolare dalla domanda interna”.
Secondo le ultime proiezioni, l’inflazione complessiva dovrebbe attestarsi in media al 2,1% nel 2025, per poi scendere all’1,9% nel 2026 e all’1,8% nel 2027, quindi al di sotto del target di medio termine del 2% fissato dalla Banca Centrale. Nessuna chiarezza, invece, sulle mosse future della Bce, che ribadisce che seguirà “un approccio guidato da dati”, senza dare indicazioni sulle prossime mosse. E anche la presidente Christine Lagarde non si sbilancia: “Non ci vincoliamo ad alcun percorso predeterminato”, afferma in conferenza stampa. Ma intanto la certezza, per Lagarde, è che l’economia si è dimostrata “resiliente”, grazie a “investimenti e consumi più forti” del previsto.