La Campania è allo sbando. Ospedali al collasso. Il lanciafiamme di De Luca è già scarico. E Di Maio vuol mandare l’Esercito

Zona gialla, zona arancione o zona rossa, la Campania è ancora in ballo. “C’è un’emergenza nell’emergenza e sono le immagini che arrivano dagli ospedali della Campania. Ora bisogna intervenire”. Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio durante una diretta Fb. “La sanità è in enorme difficoltà in tutto il sud: esercito e protezione civile devono andare in rinforzo ai nostri medici ed infermieri che sono allo stremo. Abbiamo visto dei numeri che ci preoccupano ma soprattutto abbiamo visto delle immagini”, ha aggiunto il capo della Farnesina facendo riferimento anche al video della persona morta nel bagno del Cardarelli. “Dobbiamo agire, è finita l’epoca delle chiacchiere. Io rispetto, da carica dello Stato, tutte le istituzioni. Ma quando da alcuni enti territoriali sentiamo battute o minimizzazioni allora lo Stato centrale deve agire. Noi come governo agiremo, e dobbiamo farlo in queste ore”.

Non ha dubbi Di Maio: servono “zone rosse dove ci sono situazioni negli ospedali fuori controllo, e poi esercito e protezione civile ma anche collaborazione istituzionale”. Si inaspriscono ancora i toni dello scontro sulla Campania. Il dossier che riguarda la regione è sul tavolo del governo proprio in queste ore. Palazzo Chigi ha fatto sapere di essere al lavoro per alleggerire la pressione sulle strutture sanitarie. Ma il governatore Vincenzo De Luca sostiene che “la Campania non ha necessità di ospedali da campo ma di medici avendo 14mila dipendenti in meno nella sanità e da questo punto di vista le risposte non sono arrivate. Il resto è sciacallaggio“. Ha protestato quindi, nella riunione con le Regioni, contro la sproporzione tra la richiesta di 1400 sanitari (600 medici e 800 infermieri chiesti un mese fa) – e il personale inviato che – secondo quanto da lui affermato – ammonta a circa sette anestesisti.

Secondo De Luca è in atto “una intollerabile campagna contro la sanità della Campania”. Iniziata, a suo dire, dopo che il ministero della Salute ha messo in dubbio i dati su cui si basa il monitoraggio settimanale della pandemia. La decisione definitiva sull’eventuale slittamento della Regione in zona arancione o rossa verrà presa proprio oggi, nel frattempo vanno avanti le indagini sull’uomo trovato senza vita nel bagno del pronto soccorso del Cardarelli. Il direttore generale, Giuseppe Longo, ha disposto un’indagine interna per far luce sull’accaduto. Mentre ieri un gruppo di manifestanti ha occupato la sede di Napoli dell’Aiop, associazione italiana ospedaliera privata. Per denunciare “il disastro sanitario che si palesa in queste settimane e che ci mostra le immagini terribili di persone che non riescono a essere curate, di famiglie costrette ad arricchire continuamente i laboratori privati per i test sul Covid”.

Gli attivisti chiamano a raccolta i cittadini anche per un’altra manifestazione, oggi alle 18, in piazza del Plebiscito, a Napoli, l’obiettivo è “chiedere una patrimoniale sulle grandi ricchezze come stanno facendo altri Paesi europei per interventi urgenti in sostegno della sanità pubblica e gli ammortizzatori sociali necessari a reggere le misure di contenimento dell’epidemia”.Intanto la Campania in queste ore sta cercando di attuare la stessa politica dell’Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia per evitare il passaggio in zona con rischio maggiore. Ovvero misure restrittive che prevedono “l’istituzione di zone rosse dove si registra un livello alto di contagi e dove è indispensabile una drastica riduzione della mobilità”. Lo rende noto l’Unità di crisi della regione: “occorre dare priorità – si legge nella nota – al controllo sul lungomare di Napoli e su alcune strade del centro storico cittadino, dove si sono verificati fenomeni di assembramenti illegali, irresponsabili e pericolosi sotto il profilo sanitario”.