La casta dei Tar sempre più forte

di Stefano Sansonetti

Non è soltanto una questione di poteri di veto che spesso e volentieri bloccano il Pese. C’è anche l’eterna questione delle “revolving doors” tra il ruolo di giudice e quello di stretto collaboratore del ministro di turno. Per non parlare delle prebende economiche che ancora oggi ingrassano i loro portafogli. Al centro della scena, o forse sarebbe il caso di dire sul banco degli imputati, ci sono i magistrati amministrativi, quelli che lavorano nei Tar e nel Consiglio di Stato. Sugli stessi tribunali amministrativi, nei giorni scorsi, sono piovuti gli strali del presidente del consiglio, Matteo Renzi, e del sindaco di Genova, Marco Doria, che li hanno accusati di aver tenuto in ostaggio una serie di opere di messa in sicurezza dei torrenti che magari avrebbero potuto evitare l’ennesima alluvione.

CHI COMANDA
Sta di fatto che della gestione della “macchina” è responsabile il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, una sorta di organo di autogoverno del settore composto da 21 membri, in parte nominati dal Parlamento e in parte dalle medesime magistrature amministrative. A guidare l’organo, nelle vesti di presidente, troviamo Giorgio Giovannini, numero uno del Consiglio di Stato. Sul sito del Consiglio non c’è traccia del suo attuale emolumento. L’ultimo dato riportato fa riferimento a una dichiarazione dei redditi 2013 (pertanto relativa all’anno d’imposta 2012), dalla quale risultano comunque 291.981 euro lordi l’anno. Giovannini, che è presidente del Consiglio di Stato dal gennaio 2013, dal 2008 al 2012 ha guidato il Tar del Lazio. Nella veste di segretario della giustizia amministrativa, invece, troviamo Oberdan Forlenza, una delle “icone” di magistrato amministrativo che per anni ha fatto anche il capo di gabinetto di vari ministri. In questo caso è riportato il compenso 2014. Si tratta di 247.268 euro lordi, di cui 45 mila quale indennità per l’incarico di segretario. La curiosità è che, mentre per tutti i dipendenti pubblici lo stipendio è congelato da anni, quello di Forlenza è cresciuto, e nemmeno di poco. Il suo compenso 2013, infatti, ammontava a 236.615 euro, di cui 40.375 per la medesima indennità. Un aumento che, tra l’altro, porta l’emolumento complessivo a superare il famoso tetto dei 240 mila euro l’anno per gli stipendi pubblici. Anche se, va detto, il tetto tanto voluto da Renzi vale a partire dal 1° maggio 2014. Ma Forlenza, nella sua escalation stipendiale, non è certo da solo.

GLI ALTRI
Il segretario delegato al Consiglio di Stato, Raffaele Greco, ha visto il suo compenso aumentare dai 216.681 euro del 2013 ai 225.496 del 2014. Il segretario delegato ai Tar, Donatella Scala, è passata da 192.241 a 219.336. E poi ci sono i maxistipendi dei magistrati che lavorano all’Ufficio studi della giustizia. C’è Alessandro Pajno, ex sottosegretario all’interno nel governo Prodi II, che è accreditato di un compenso 2014 di 266.700 euro, di cui 16.200 di indennità per il ruolo di coordinatore organizzativo dell’ufficio studi. Paolo Cirillo e Luigi Maruotti, entrambi presidenti del Consiglio di Stato e componenti del medesimo ufficio studi, intascano rispettivamente 254.653 e 244.505 euro. In tutti questi casi il tetto dei 240 mila euro è superato, ma vale la regola della decorrenza del limite dal 1° gennaio. Per carità, magari a tutti verrà imposto un adeguamento. Per ora, però, è stata cuccagna vera.

Twitter: @SSansonetti