La casta difende le poltrone. Da Forza Italia al Pd ecco chi resiste al taglio dei parlamentari. Ma Di Maio non fa una piega: il risultato è scontato

Il tutto per tutto per evitare il taglio del numero dei parlamentari e, di fatto, salvare la propria poltrona: meno di due mesi dopo aver votato per la legge costituzionale che taglia i parlamentari, i senatori sono riusciti a raccogliere le 64 firme necessarie per chiedere un referendum confermativo e bloccare la riforma. Eppure solo a inizio ottobre la Camera aveva votato quasi all’unanimità per ridurre i membri di Montecitorio (da 630 a 400 deputati) e Palazzo Madama (da 315 a 200 senatori): a favore si schierarono tutti nella maggioranza (M5s, Pd, Iv e Leu), ma pure Lega, Fi e Fdi. Spente le telecamere, sono iniziate le manovre per annullare l’intervento. Con un duplice effetto: al di là del salvataggio del proprio scranno in Parlamento, col referendum si allontana anche lo spettro del voto anticipato. Se si andasse a votare ora, infatti, la riforma non varrebbe perché prima si deve attendere lo svolgimento della consultazione.

I NOMI DEGLI IRRIDUCIBILI. l punto è che tra i firmatari spiccano anche tre parlamentari pentastellati. Parliamo, nella fattispecie, di Mario Michele Giarrusso, Luigi Di Marzio e Gianni Marilotti: figurano tutti e tre nell’elenco di senatori che chiedono il referendum. Hanno firmato per bloccare il tagliapoltrone anche gli ex 5 stelle, ora nel gruppo Misto, Carlo Martelli, Gregorio De Falco, Paola Nugnes, tutti contrari al voto del luglio scorso. Elena Fattori, Saverio De Bonis e Maurizio Buccarella pure firmatari, al tempo non votarono, Adriano Cario del Movimento italiani all’Estero era favorevole, Ricardo Antonio Merlo era in missione. Merlo, peraltro, fa parte del Governo: sia il Conte 2 che ha approvato in via definitiva la riforma, che il Conte 1 che ha varato la legge votandola per tre volte tra Camera e Senato. Ma a guidare la flotta degli irriducibili della poltrona è soprattutto Forza Italia.

Tra le 65 firme, infatti, ben 41 sono di esponenti di Forza Italia. Sette i senatori che hanno firmato che appartengono al Pd, tre sono dei 5 stelle, due di Italia Viva e due della Lega. Hanno firmato per chiedere il referendum anche Emma Bonino e il senatore a vita Carlo Rubbia. La prima aveva votato contro la riforma, il secondo era assente. Per quanto riguarda i berlusconiani, quasi tutti quelli che sin da subito hanno chiesto il referendum non hanno votato o erano in missione. Tra i primi fautori della raccolta firme l’ex presidente del Senato Renato Schifani, Giancarlo Serafini, Andrea Cangini, Barbara Masini e Giacomo Caliendo. Ma a stupire, come detto, sono soprattutto i nomi della maggioranza. Per quanto riguarda i renziani, ci sono i nomi di Laura Garavini e Riccardo Nencini.

DI MAIO SERENO. Ma la vera curiosità è sui nomi dei due leghisti che hanno firmato per la consultazione referendaria. Gli unici due esponenti sono due ex grillini che hanno cambiato partito solo pochi giorni fa: Francesco Urraro e Ugo Grassi, che a luglio – quando erano ancora con i 5 stelle – avevano votato entrambi a favore della riforma. Si è detto, invece, assolutamente sereno Luigi Di Maio: “Non vedo l’ora di confrontarmi in questa campagna sul taglio dei parlamentari, voglio proprio vedere chi ci sarà dall’altra parte. Se queste persone avessero raccolto le firme in piazza, 500mila firme le raccoglievano?”. Ha aggiunto Di Maio: “Credo che il risultato sia scontato”. Per ora anche il premier Giuseppe Conte predica tranquillità. Ma ora bisognerà capire se la tenuta della maggioranza andata evidentemente in ordine sparso sul referendum, subirà o meno conseguenze immediate.