La censura a Scurati finisce in Vigilanza Rai, ma a viale Mazzini è già iniziato lo scaricabarile

La censura della Rai a Scurati finisce in Vigilanza Rai, ma a viale Mazzini è già iniziato lo scaricabarile

La censura a Scurati finisce in Vigilanza Rai, ma a viale Mazzini è già iniziato lo scaricabarile

Dopo la censura della Rai al monologo di Antonio Scurati sulla festa della Liberazione e le conseguenti polemiche, è iniziato il classico gioco dello scaricabarile. Così, tra chi nega che sia stato oscurato l’intervento adducendo motivi economici e chi se la prende con la giornalista Serena Bortone, rea di aver fatto emergere il caso, a provare a far luce sulla vicenda sarà la Vigilanza Rai che si riunirà il prossimo 8 maggio per l’audizione dei vertici di viale Mazzini.

A rivelarlo è la presidente M5S della commissione, Barbara Floridia, secondo cui “si tratta di un’audizione programmata da tempo e comunicata in ufficio di presidenza ai rappresentanti dei gruppi giorni fa”, in cui si parlerà degli “ultimi casi che hanno scosso la Rai, primo fra tutti la mancata partecipazione dello scrittore Antonio Scurati alla trasmissione di Serena Bortone”. Un caso scottante per il quale “ho chiesto fin da subito che l’azienda fornisse tutti i dettagli su questa vicenda ed è assolutamente corretto che ci possa essere un dibattito aperto e trasparente nella sede naturale del dialogo tra Parlamento e concessionaria del Servizio Pubblico”.

La censura a Scurati finisce in Vigilanza Rai

A rispondere alla presidente è il capogruppo Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, che al Corriere della Sera rivela: “Intervenga la vigilanza e vediamo chi ha fatto il furbo. Ma quale censura, è un caso montato ad arte. Non si è obbligati ad avere un cachet, a meno che la Resistenza non sia un modo per fare fattura”. Peccato che la tesi secondo cui la decisione di tagliare il monologo, sostenuta nei giorni scorsi dal capo della Direzione Approfondimento Paolo Corsini, si basi su motivazioni economiche è già stata smentita da un documento pubblicato da Repubblica in cui si legge che la partecipazione dello scrittore “in qualità di autore di testi creativi” è stata “annullata per motivi editoriali”.

Quel che è certo, secondo Foti, è che “la censura non c’è stata e l’ha dimostrato Giorgia Meloni pubblicando il testo sui social: ha più follower degli ascolti di Bortone”. Conduttrice Rai, rea di aver alzato un polverone per niente, a cui il capogruppo FdI lancia anche una frecciatina ricordandole che “esistono le dimissioni”.

Botta e risposta sul caso Scurati

In tutto questo caos che sta mettendo in agitazione tutta viale Mazzini, è sceso in campo anche il direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi, diramando un lungo comunicato. Nel testo si legge che “in queste ore in cui si susseguono notizie inverosimili e ricostruzioni surreali”, per le quali “mi trovo costretto ad intervenire”. Lo stesso Rossi spiega anche che “è in atto un’istruttoria per verificare se ci siano stati errori relativi alla mancata partecipazione dello scrittore Scurati alla trasmissione Che sarà di Serena Bortone, partecipazione che era prevista nel comunicato stampa ufficiale uscito la sera prima della puntata in questione”, sottolineando che “la narrazione di una Rai che censura è del tutto priva di fondamento”.

Poi aggiunge: “Mi preme sottolineare che il direttore generale di Corporate non ha alcuna competenza sugli aspetti editoriali (dentro i quali ricade anche la scelta degli ospiti nelle trasmissioni)”. Che le cose stiano così è vero, del resto non ha deleghe editoriali, ma ciò non toglie che in passato è sembrato interessarsene. A lasciarlo pensare le numerose interviste in cui parlava dei prodotti Rai, ma, soprattutto, le indiscrezioni dei giorni scorsi – fin qui non smentite – secondo cui la premier Meloni lo avrebbe chiamato per discutere del caso Scurati.

Proprio su quest’ultimo punto Nicola Fratoianni, parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, fa notare: “Con le telefonate intercorse fra Palazzo Chigi e alcuni dirigenti Rai, così come la racconta oggi il quotidiano La Stampa, per trovare una giustificazione plausibile e popolare alla censura nei confronti dello scrittore Scurati, la vicenda assume contorni ancora più inquietanti (…) e conferma l’asservimento totale del servizio pubblico radio tv alla destra al governo”.