La Cina si schiera con Mosca. Il mondo torna alla cortina di ferro. Dagli Usa all’Ue nessuno sconto a Putin. Solo la Cina guarda altrove, pensando a Taiwan

Chi si aspettava un mondo compatto nel condannare la Russia per aver invaso l'Ucraina è destinato a rimanere sorpreso.

La Cina si schiera con Mosca. Il mondo torna alla cortina di ferro. Dagli Usa all’Ue nessuno sconto a Putin. Solo la Cina guarda altrove, pensando a Taiwan

Chi si aspettava un mondo compatto nel condannare la Russia e Vladimir Putin, è destinato a rimanere sorpreso. A ben vedere sembra di essere tornati agli anni della guerra fredda con due blocchi opposti, quello occidentale e quello orientale, che si guardano in cagnesco. Proprio quanto sta succedendo in queste ore dove a farla da padrone sono i colpi di cannone sparati dalle forze del Cremlino e la propaganda russa che ha definito questa guerra in Ucraina come “un’operazione militare speciale per proteggere il Donbass”, ossia una missione di peacekeeping, aggiungendo che che “un’ulteriore espansione della Nato e il suo uso del territorio ucraino sono inaccettabili”.

Parole inaccettabili, condite da tanta retorica in cui lo zar parla di “smilitarizzare e denazificare l’Ucraina”, che hanno subito scatenato l’ira dell’Occidente ma non dell’Oriente. Il più duro di tutti, come accade ormai da settimane, è il primo ministro britannico Boris Johnson che ha citato Winston Churchill sostenendo che siamo di fronte “all’ora più buia” per Kiev e l’Europa. Secondo l’inquilino di Downing street in queste ore “le bombe cadono su una popolazione innocente” e per questo “non possiamo girarci dall’altra parte” perché siamo davanti a “un attacco alla democrazia in tutto il mondo”.

“Stiamo parlando del diritto di un Paese di scegliere il proprio futuro, un diritto che il Regno unito difenderà sempre. Faremo tutto il possibile per mantenere al sicuro il nostro Paese” ha aggiunto il primo ministro britannico ammettendo che sono ancora sul piatto tutte le opzioni, militare inclusa, tanto che chiederà “un incontro urgente di tutti i leader della Nato”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Emmanuel Macron, presidente di turno dell’Unione europea nonché uno dei leader che si è maggiormente speso per la soluzione diplomatica, secondo cui “in queste ore travagliate in cui risorgono i fantasmi del passato e in cui ci saranno numerose manipolazioni, non cediamo nulla della nostra unita’, intorno ai nostri principi di libertà, di sovranità e di democrazia”.

Alla luce di ciò, l’inquilino dell’Eliseo ha assicurato che “saremo all’altezza delle nostre responsabilità di proteggere la sovranità dei nostri alleati europei”. Un raid russo che non ha spiazzato nemmeno il presidente americano Joe Biden, il quale ha annunciato nuove sanzioni ed è tornato a condannare l’attacco, e né il cancelliere tedesco Olaf Scholz secondo cui ieri “ci siamo svegliati in un altro mondo” dove regna l’incertezza. Ma se dall’Occidente arrivano condanne verso Putin, da parte dell’Oriente sono arrivate addirittura giustificazioni surreali.

Tra queste quella della Cina con il ministro degli Esteri, Wang Yi, che è arrivato a difendere lo zar respingendo “l’uso preconcetto delle parole” in merito al termine “invasione”. Pechino, precisa il fedelissimo del leader Xi Jinping (nella foto), rispetta “sempre la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi. Allo stesso tempo, abbiamo anche visto che la questione Ucraina ha latitudine e longitudine storiche complesse e speciali e comprendiamo le legittime preoccupazioni della Russia sulla sicurezza”.

Insomma una giustificazione bella e buona che viene ulteriormente precisata sostenendo che “la mentalità da Guerra Fredda dovrebbe essere del tutto abbandonata” e che la situazione dell’Ucraina è di “una vittima dell’aggressiva espansione verso est della Nato”. Ancor più netta, invece, la posizione della Bielorussia con il presidente Alexander Lukashenko che ieri ha spaventato il mondo dichiarando che “le nostre truppe non prendono parte a questa operazione nel Donbass” ma che “se sarà necessario per la Bielorussia o per la Russia, lo faranno”.

Del resto il leader teme l’intervento degli Stati Uniti, ammettendo che “questo è un pericolo concreto”, come anche il fatto che “lungo il perimetro del nostro confine in Polonia e negli Stati baltici, il potenziale militare della Nato sta aumentando rapidamente”. Timori per i quali ha già chiesto a Putin il dispiegamento di batterie di missili: “Ci siamo consultati con i militari e abbiamo visto che sarebbe auspicabile posizionare gli Iskander e uno o due battaglioni con l’S-400 in modo da riuscire a monitorare la situazione fino a Berlino”.