Lee Jae-myung è ufficialmente il nuovo presidente della Corea del Sud. Esponente di centro-sinistra e figura di spicco dell’opposizione durante la presidenza di Yoon Suk-yeol, Lee ha ottenuto una netta vittoria alle elezioni anticipate, battendo il conservatore Kim Moon-soo, candidato sostenuto dal partito dell’ex capo dello Stato caduto in disgrazia dopo l’impeachment.
Con la certificazione ufficiale dei risultati da parte della Commissione Elettorale Nazionale, il mandato di Lee è iniziato immediatamente, senza il tradizionale periodo di transizione. Un’accelerazione resa necessaria dal contesto politico turbolento seguito alla destituzione dell’ex presidente.
La Corea del Sud volta pagina e sceglie Lee Jae-myung come nuovo presidente
Nel suo primo discorso da capo dello Stato, Lee ha tracciato le linee guida del suo governo, promettendo un approccio “flessibile e pragmatico” e il ripristino della democrazia. “Viviamo in un mondo segnato da mutamenti rapidi e imprevedibili – ha dichiarato –. Il protezionismo crescente e la ristrutturazione delle catene di approvvigionamento minacciano la nostra stessa sopravvivenza. Serve una risposta concreta e coesa”.
Sul piano internazionale, Lee ha ribadito l’importanza dell’alleanza con gli Stati Uniti e ha invocato una cooperazione più stretta con il Giappone, delineando un asse trilaterale destinato a rafforzarsi nei prossimi anni.
Ma è sul dossier nordcoreano che si registra il cambiamento più netto rispetto alla precedente amministrazione. “Non importa quanto costi, la pace è meglio della guerra”, ha affermato il neo presidente, aprendo a un dialogo diretto con Pyongyang e promettendo un’inversione di rotta rispetto alla linea dura del suo predecessore. L’obiettivo è duplice: scoraggiare le provocazioni nucleari e militari del regime di Kim Jong-un e allo stesso tempo creare le condizioni per una “co-prosperità” tra le due Coree.