Le Lettere

La crepa nella diga

Starmer ha minacciato sanzioni a Israele se non lascerà entrare a Gaza cibo e acqua. Finalmente! Adesso spero che altri Paesi seguano a ruota.
Valerio Bini
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Gentile lettore, Starmer si è svegliato dopo un anno e 7 mesi di stragi. Meglio tardi che mai. Ma urgono due osservazioni. La prima è che Starmer non agisce per ragioni umanitarie o storiche bensì per motivi di bottega. La pressione dell’opinione pubblica era diventata molto alta, specie all’interno del suo partito, il Labour, storicamente vicino al popolo palestinese e, nella gestione precedente di Jeremy Corbin, molto impegnato a denunciare i crimini di Israele. Con l’avvento di Starmer alla leadership laburista gli elettori “pro Pal” hanno preso a emigrare in massa. Starmer non nasconde di essere un sionista e un convertito all’ebraismo (il sabato pare si rifiuti di lavorare ed esca di casa solo per andare in sinagoga). L’altra osservazione è che nel campo occidentale s’è incrinato il sostegno finora incondizionato all’azione omicida di Israele. È il maggiore successo conseguito dalla rivolta palestinese del 7 ottobre 2023. C’è da sperare che la crepa faccia crollare la diga. Starmer ha convocato l’ambasciatore israeliano martedì, ma già lunedì aveva firmato con Francia e Canada una dichiarazione senza precedenti con cui i tre governi minacciavano Israele di sanzioni se non avesse lasciato entrare cibo e medicinali nella Striscia. Badi, c’è molta finzione: le uniche sanzioni finora emanate sono all’acqua di rose (negazione del visto d’ingresso a 18 coloni, cioè quasi niente). Ma ripeto: c’è sempre una crepa nella diga prima del crollo.