La democrazia diretta non piace a chi teme il popolo. Piaccia o meno la piattaforma Rousseau ha segnato una svolta epocale

Ieri Davide Casaleggio (nella foto), presidente dell’Associazione Rousseau, è stato ospite di un convegno dal titolo La cittadinanza digitale e la partecipazione dei cittadini nell’era dei big data, che si è tenuto presso la Camera dei Deputati e a margine ha dichiarato che se oggi si ha il diritto di scegliere i propri rappresentanti ciò è dovuto alla piattaforma Rousseau. I partiti invece, nella maggior parte dei casi – ha continuato Casaleggio-, scelgono i loro rappresentanti tramite “liste confezionate in stanze chiuse”.

Ed in effetti Casaleggio non ha tutti i torti. La democrazia diretta è il frutto dello sviluppo di Internet, del Web e della telematica perché prima sarebbe stato tecnicamente impossibile per i cittadini poter votare in tempo reale. Il discorso della democrazia diretta, che non a caso era uno dei cavalli di battaglia del filosofo svizzero Jean Jacque Rousseau, tiene banco da diversi secoli ma solo la tecnologia, appunto, ha permesso di passare dalla filosofia astratta alla realizzazione concreta.

È da ricordare che in passato ci sono stati diversi tentativi di portare il voto diretto dei cittadini in politica. Ad esempio, la piattaforma LiquidFeedback fu utilizzata già nel 2013 dal Partito Pirata tedesco e – in forma prototipale – anche da Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Ovviamente questo non vuol dire (per ora) rinunciare al Parlamento ma solamente avere la possibilità di esprimersi direttamente non solo sulle candidature ma anche sulle tematiche politiche portate avanti da senatori e deputati.

La piattaforma Rousseau è stata molte volte criticata e magari si potrà sicuramente perfezionarla, renderla più sicura e anche “certificata” ma resta il fatto che si tratta di una innovazione epocale. Poi che non piaccia a chi è abituato a parlare di democrazia senza mai coinvolgere il popolo è un altro discorso la cui ragione di essere però ben si capisce.