La doppia partita dell’Occidente

Dalla Redazione

A Newport, Galles, è il giorno dell’Isis. Nel secondo giorno del vertice Nato sul tavolo ci sarà la minaccia costituita dal Califfato Islamico che i jihadisti (guidati da al Baghdadi) stanno cercando di costituire tra Siria e Iraq. Un’ipotesi che l’Occidente vuole scongiurare il prima possibile e con qualsiasi mezzo per non sentirsi di nuovo minacciato. A preoccupare i capi di stato e di governo riuniti in questi giorni c’è l’adesione di massa all’Isis da parte di molti dei loro concittadini. Si teme che questi, rientrando in patria, possano compiere attacchi terroristici contro i propri paesi. L’altro timore è che l’improvvisa insorgenza dell’Isis possa creare nelle altre organizzazioni jihadiste che nell’ultimo periodo sono finite nel dimenticatoio. A partire da Al Qaeda che, dopo la morte di Osama Bin Laden, sta cercando di riorganizzarsi. Non è un caso che il nuovo leader al Zawahiri ieri abbia annunciato la nascita del ramo indiano del gruppo terroristico.

Negli Usa si temono attentati. Tra qualche giorno sarà il 13mo anniversario della strage dell’11 settembre. Il livello di allerta, per la ricorrenza, sarà altissimo. La linea dell’amministrazione americana sull’Isis è durissima. Obama e Kerry vogliono annientarla prima che sia troppo tardi e cercano alri alleati oltre a Cameron. Anche perché esiste il rischio, secondo l’ambasciatore Samantha Power, che gli uomini di al Baghdadi possano essersi impossessati di armi chimiche non distrutte dell’arsenale di Assad. Mezzi che potrebbero essere usati per rendere più rapida la conquista di intere aree di Iraq e Siria. Oltre a quello dell’Isis si continuerà a parlare dell’Ucraina. La crisi è considerata un’altra minaccia all’occidente.